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Chiesa battista esclusa dal voto perché guidata da una donna

Martedì 14 novembre, durante la sessione di apertura dell’incontro annuale della Convenzione Battista del Tennessee (Tbc), che si è svolta a Hendersonville, i delegati hanno deciso a stragrande maggioranza di escludere dal voto i delegati della First Baptist Church di Jefferson City – membro storico della Convenzione – perché guidata da una pastora, Ellen Di Giosia, in carica dal 1° agosto.

A metà ottobre, il Comitato per gli accreditamenti della Tbc, che è membro della Southern Baptist Convention, si è riunito e ha convenuto che una chiesa con una pastora non risponde più alla definizione di «chiesa cooperante». Il Comitato ha basato la sua decisione sull’articolo VI della dichiarazione Baptist Faith and Message 2000 – adottata nel 2006 – nella quale si afferma che «mentre sia gli uomini che le donne sono chiamati a svolgere servizio nella chiesa, il ruolo di pastore è limitato agli uomini come attestato dalla Scrittura».

Così, la pastora Di Giosia e i delegati della sua chiesa, martedì mattina hanno ricevuto dei badges come ospiti, e la borsa contenente tutti i materiali per i delegati tranne le schede per votare.

Un partecipato dibattito ha preceduto la decisione di escludere dall’incontro annuale i delegati della First Baptist Church di Jefferson City. I contrari hanno ricordato che i battisti oltre a sostenere il principio del sacerdozio universale, difendono l’autonomia della chiesa locale secondo il principio del congregazionalismo; mentre i favorevoli hanno sostenuto che la decisione era rispettosa degli insegnamenti della Scrittura.

La mozione di esclusione è stata approvata in modo schiacciante con meno di 20 voti contrari.

Dopo l’esito, la pastora Di Giosia ha dichiarato che «il voto a maggioranza dei delegati parla a nome dell’intera comunione di chiese. Dunque, prendiamo atto che la nostra chiesa non fa più parte della Convenzione battista del Tennessee»».

Randy C. Davis, presidente e direttore esecutivo del Tennessee Baptist Mission Board, ha dichiarato: «C’era solo una differenza teologica nel modo in cui interpretiamo la Scrittura riguardo alla possibilità che sia una donna il pastore di riferimento di una chiesa locale». Pur riconoscendo che altre denominazioni e chiese accettano le donne pastore, David ha aggiunto: «La nostra rete di chiese, su questo tema, ha chiaramente affermato la propria posizione. La First Baptist Church di Jefferson City, ha scelto di andare in una direzione diversa».

«Non si è trattato di un voto per buttarli fuori dalla Convenzione battista del Tennessee. La questione è che ci sono differenze teologiche; tutto è stato gestito con grazia, dignità e rispetto da entrambe le parti», ha concluso Davis.

In una dichiarazione rilasciata dalla First Baptist Church di Jefferson City si legge: «Mentre il risultato ci rattrista, è giusto dire che non siamo sorpresi. La posizione consolidata della nostra congregazione – secondo cui Dio chiama tutte le persone a prescindere dal genere – non è stata accolta da alcuni fratelli e sorelle in Cristo. Siamo stati rincuorati, tuttavia, dallo straordinario sostegno che abbiamo ricevuto dai cristiani, sia battisti che non battisti, del Tennessee e di tutto il paese nelle ultime settimane».

«Anche se una delle nostre affiliazioni battiste è cambiata (la FBC di Jefferson City rimane membro della Cooperative Baptist Fellowship e della Tennessee Cooperative Baptist Fellowship, che sono organismi con posizioni teologiche più moderate rispetto alla Southern Baptist Convention, ndr.) la nostra congregazione è la stessa di ieri. Ci riuniremo ancora per adorare, studiare e pregare insieme. Continueremo a formare bambini e giovani sulle orme di Gesù. Serviremo ancora la nostra comunità e collaboreremo con coloro che promuovono l’opera del regno di Dio in tutto il mondo, e continueremo a proclamare il nome di Gesù al meglio delle nostre capacità».

Pochi giorni prima dell’incontro annuale, la Fbc aveva esortato i battisti del Tennessee «a considerare che le cose che ci uniscono sono molto più numerose di quelle che ci dividono. Ciò ha un impatto su coloro che devono ancora ascoltare il Vangelo. La nostra cultura è polarizzata e piena di rabbia. Abbiamo l’opportunità di dimostrare un diverso modo di vivere, che non si arrende allo spirito del tempo che afferma che se non siamo d’accordo su tutto, non possiamo cooperare su nulla».

Peccato che in questa occasione lo spirito divisivo del nostro tempo abbia avuto la meglio sulla preghiera che Gesù fa al Padre affinché i suoi discepoli siano perfetti nell’unità (Gv. 17, 23).