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Donne evangeliche: no alla chiusura della Casa internazionale delle donne

«Contiamo sulla sensibilità dell’amministrazione cittadina a trovare una soluzione accettabile e ci dispiacerebbe molto se la chiusura di un simile Centro, del cui valore storico, sociale e culturale anche Lei è a conoscenza, fosse ascrivibile al Comune di Roma per la prima volta guidato da una donna», scrive Dora Bognandi, presidente della Federazione delle donne evangeliche in Italia (FDEI), in una lettera inviata oggi alla sindaca di Roma Virginia Raggi a seguito dello sfratto notificato alla Casa internazionale delle donne di Roma.

La Casa internazionale ha visto transitare al suo interno circa 30.000 persone all’anno e rappresenta un luogo simbolo, unico nel suo genere a Roma e in tutta Italia per numero di associazioni consorziate, servizi offerti, sostegno alle madri, contrasto alla violenza sulle donne e proposte culturali, con archivi di inestimabile valore storico e documentale. La Casa internazionale «dal 2013, ha iniziato un’interlocuzione con il Comune di Roma il quale, dopo avere verificato la qualità dei servizi, proponeva una valutazione del loro valore economico dell’ordine di € 700.000 annui», si legge nella nota diramata dal direttivo della Casa.

«Il segnale che si darebbe alla città e all’Italia tutta sarebbe molto negativo e si darebbe l’impressione che il contrasto al sessismo e al razzismo, il sostegno alle donne esposte alla violenza di genere, l’impegno per le pari opportunità possano passare in secondo piano di fronte a problemi di natura economica», conclude Bognandi, che nella lettera ricorda anche le numerose occasioni di collaborazione e partecipazione della FDEI nel complesso di Via della Lungara.

Di seguito il testo integrale della lettera inviata in data odierna alla Sindaca di Roma Capitale, Virginia Raggi:

Gentile Signora Sindaca,

Le scrivo in merito all’ingiunzione di pagamento che il Comune di Roma ha fatto pervenire alla Casa Internazionale delle Donne, chiedendole una somma di circa 800 mila euro in 30 giorni.

Come Federazione delle Donne Evangeliche in Italia (FDEI), da molti anni siamo in contatto con questa istituzione che riteniamo un punto di riferimento importante per varie associazioni e per migliaia di donne italiane e straniere. Apprezziamo particolarmente i servizi di assistenza legale, medica, psicologica offerti direttamente dalla Casa o attraverso di essa. Presso la sede di Via della Lungara abbiamo svolto anche diversi congressi nazionali e convegni.

La richiesta di una somma così elevata di denaro, impossibile da recuperare in così breve tempo da parte di una istituzione che si basa sul volontariato, ci sembra veramente enorme. E, come da più parti si è fatto rilevare, anche noi riteniamo che l’amministrazione capitolina, nel fare i calcoli, dovrebbe valutare l’importo corrispondente alle numerosissime prestazioni professionali offerte gratuitamente dalla Casa.

Contiamo perciò sulla sensibilità dell’amministrazione cittadina a trovare una soluzione accettabile e ci dispiacerebbe molto se la chiusura di un simile Centro, del cui valore storico, sociale e culturale anche Lei è a conoscenza, fosse ascrivibile al Comune di Roma per la prima volta guidato da una donna. Il segnale che si darebbe alla città e all’Italia tutta sarebbe molto negativo e si darebbe l’impressione che il contrasto al sessismo e al razzismo, il sostegno alle donne esposte alla violenza di genere, l’impegno per le pari opportunità possano passare in secondo piano di fronte a problemi di natura economica. In un momento in cui diverse istituzioni pubbliche stanno intensificando gli sforzi per contrastare gli squilibri sociali dovuti alla disparità di genere, ci spiacerebbe molto se il Comune di Roma non facesse il possibile per salvaguardare l’importante risorsa che la Casa Internazionale delle Donne rappresenta.

Sicura della Sua attenzione verso un tema di così grande importanza, Le porgo i miei più sinceri saluti.

Dora Bognandi, presidente Federazione delle donne evangeliche in Italia (FDEI)