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Trivelle a Rorà

Per la prima volta nella sua quasi cinquantennale storia la Pontevecchio Srl, società di imbottigliamento di acque minerali di Luserna San Giovanni, ha dato il via a una campagna di trivellazioni nel territorio di Rorà, in val Luserna, alla ricerca di acqua nel sottosuolo. «L’iter che abbiamo seguito è quello che prevede la richiesta in Città Metropolitana tramite il comune di Rorà – ha spiegato Enrico Delmirani della Pontevecchio – e abbiamo incaricato il nostro tecnico di seguire il progetto che nasce ormai tre anni fa».

La zona interessata dalle trivellazioni è quella ai piedi del monte Frioland, più precisamente Pian Frollero e la Palà. I proprietari di appezzamenti e di edifici presenti nella zona lamentano una carenza di comunicazione e quindi un certo timore quando nell’estate sono arrivate le trivelle. «C’è stato un deficit comunicativo – dice Daniele Varese, portavoce del gruppo di cittadini che hanno case o terreni nelle zone interessate dai cantieri – ma ora le cose sono più chiare anche dopo l’incontro con la Pontevecchio e il progettista Gianluca Odetto. Il nostro timore è quello di vedere le fontane che da sempre utilizziamo ridursi a causa della trivellazione che potrebbero in qualche modo intaccare le falde che portano l’acqua nelle nostre abitazioni. A Valanza in calo è stato drastico e anche in altre zone abbiamo visto una diminuzione notevole della portata delle sorgenti: su questa diminuzione bisogna valutare però quanto influisca la pesante siccità di questa ultima estate. E anche vero che al momento l’acqua non viene ancora pompata e quindi vogliamo capire cosa succederà nel momento in cui si attiveranno le pompe». Per una maggiore chiarezza e una maggiore tutela i cittadini hanno richiesto al comune di Rorà e al suo sindaco Erminio Marocco, una riunione con tutte le parti, fissata per la serata di mercoledì 15 novembre a Rorà. «Vogliamo capire cosa succederà se dopo l’iter le fonti saranno ritenute utilizzabili: quindi tubazioni verso lo stabilimento o altro e soprattutto cosa succederà nel caso di cessazione della portata delle fontane di superficie». Anche Odetto ammette che la comunicazione poteva forse essere condotta in modo migliore ma si sta trovando una soluzione. «Sono anni che lavoriamo per trovare fonti aggiuntive a quelle che la Pontevecchio utilizza oggi. Quelle in superficie con una portata industrialmente interessante ormai sono tutte acquisite e quindi per riuscire a rimanere sul mercato abbiamo avviato un’indagine geofisica e geologica: una sorta di Tac per il sottosuolo. Infatti secondo i nostri studi geologici la zona di Pian Frollero-Palà è ricca di acqua (in sottosuolo) che proviene addirittura dalla zona Monviso-Granero, grazie a un esteso sistema di falde acquifere. Le trivellazioni hanno confermato le nostre ipotesi. A 30 metri di profondità l’acqua è presente in grande quantità». Cosa si può rispondere alle paure dei cittadini. «Ci sono una serie di norme – conclude Odetto – che tutelano in primis gli usi dei privati e delle aziende legate alle sorgenti. Se queste dovessero calare o estinguersi sarà nostro premura costruire delle vasche per offrire quindi un acqua di qualità ancora migliore rispetto a quella di oggi a chi ne ha giustamente un diritto acquisito nel tempo. L’iter è ancora molto lungo, segnato da una serie di procedure da rispettare e c’è il tempo per confrontarsi e trovare accordi fra tutte le parti, privati, comune e Pontevecchio».