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Prima visita di Aung San Suu Kyi nel Rakhine

Questa mattina il premio Nobel Aung San Suu Kyi, si è recata nello Stato occidentale di Rakhine, uno dei più poveri del Paese, da tempo una polveriera di settarismo. La Birmania, nazione a maggioranza buddista, ha affrontato una crescente condanna internazionale per il trattamento riservato ai Rohingya, considerati immigrati illegali dal Bangladesh.

È la prima visita ufficiale che la leader birmana compie da quando le recenti violenze etniche hanno causato l’esodo di oltre 600mila musulmani Rohingya nel confinante Bangladesh.

Il portavoce del governo Zaw Htay ha annunciato che il Consigliere di Stato (titolo ufficiale di Aung San Suu Kyi, ndr) visiterà prima Sittwe, dove incontrerà giovani rappresentanti dei gruppi etnici Arakanesi, Mro, Khami e Diagnet, e poi si recherà a Maungdaw e Buthidaung, epicentri degli scontri dello scorso 25 agosto, nei quali hanno perso la vita più di 100 persone, con circa 10mila sfollati.

In questo viaggio a sorpresa Aung San Suu Kyi è accompagnata da Zaw Zaw, importante uomo d’affari birmano che ricopre un ruolo preminente nei progetti varati dal governo per lo sviluppo e la ricostruzione della regione. Zaw è tra i finanziatori della Union Enterprise for Umanitarian Assistance, Resettlement and Development in Rakhine (Uehrd), iniziativa guidata dalla leader democratica Aung San Suu Kyi, con cui il governo birmano si impegna ad attuare le direttive della Commissione consultiva sul Rakhine, condotta da Kofi Annan e deputata ad investigare sulle violenze e le discriminazioni ai danni della minoranza musulmana dei Rohingya.

Formata lo scorso 15 ottobre, l’Uehrd ha ricevuto circa 10,5milioni di euro in donazioni da 22 imprenditori birmani. Aung San Suu Kyi ha affidato all’iniziativa governativa tre compiti principali: il rimpatrio e la fornitura di aiuti per coloro che sono fuggiti in Bangladesh; il reinsediamento e la riabilitazione dei rimpatriati, a prescindere dalla loro razza e religione; la promozione della pace e lo sviluppo nella regione.

Proprio ieri però il governo birmano ha accusato il Bangladesh di ritardare l’inizio del processo di rimpatrio dei Rohingya, previsto da un memorandum di intesa firmato dai due paesi a metà ottobre.

Fonti locali riportano che la Signora incontrerà anche esponenti della comunità Rohingya. C’è molta attesa su questo incontro soprattutto da parte della comunità internazionale che nei mesi scorsi ha duramente criticato la leader democratica per i suoi «silenzi» sulle violenze perpetrate ai danni della minoranza musulmana.

Immagine: via istockphoto.com