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«La Riforma e la nascita della società moderna»

«La Riforma e la nascita della società moderna», un titolo che mette subito le carte in tavola per quanto riguarda il rapporto fra protestantesimo e modernità.

Concetti come libertà di coscienza, democrazia, libertà religiosa, etica del lavoro, ma anche capitalismo, iniziative sociali, e ovviamente gratuità della salvezza, vengono molto spesso associati a quello che era nato come un movimento di riforma interno alla Chiesa cattolica e che nel corso dei secoli ha dato origine a tanti modi di vivere il messaggio cristiano. Di questo panorama ricco e variegato, che non si esaurisce nella sola riforma luterana come questo anno di celebrazioni ha più volte messo in luce, daranno conto i relatori del convegno che si terrà a Genova i prossimi venerdì 20 e sabato 21 ottobre a Palazzo Ducale.

Uno degli argomenti più interessanti e in qualche modo attuali, la mutata concezione del lavoro nata in ambito calvinista, sarà trattato dal pastore valdese Emanuele Fiume (autore, tra l’altro, di una biografia di Giovanni Calvino, Salerno editrice, 2017), che così lo sintetizza: «Nel pensiero di Calvino il lavoro come vocazione non nasce da convincimenti ideali, ma dal superamento di questi, forgiati dall’umanesimo. Imprescindibile laboratorio fu Ginevra e i suoi profughi, in particolare artigiani che avevano abbandonato le proprietà nella patria matrigna e, giunti a Ginevra con pochi strumenti e con il proprio know-how, trovarono un orizzonte spirituale di città cristiana accogliente che li invitava piuttosto fermamente a mettere da parte rivalità personali, familiari e di gilde e a collettivizzare il frutto del loro lavoro. Pertanto l’ambiente vitale della divina vocazione e del lavoro che ne è parte, nell’esperienza personale del Riformatore e del suo insegnamento, non è stata altro che la Ginevra in cui i profughi venivano subito messi davanti a pala e carriola per la manutenzione dei bastioni (che, con Dio, difendevano la città) finché si trovava un’occupazione consona alle capacità di ciascuno. Per molti l’inizio fu in una dura opera collettiva di difesa. Dunque, Ginevra non fu la Sparta dell’antichità né la Shangai di oggi, né al contrario l’esasperazione dell’individualismo, ma in essa ciascuno aveva il proprio responsabile ruolo e la propria posizione nella città cristiana, secondo l’ordine di Dio, mediante il lavoro. Quest’ultimo venne così elevato da attività necessaria alla sopravvivenza a parte della vita, personale e comunitaria, davanti a Dio».

Una giornata e mezza assai dense in cui si susseguiranno ben dodici relatori e in cui è previsto anche un concerto di musiche della Riforma (alle 18 di venerdì presso l’auditorium Montale del Teatro Carlo Felice, piazza de Ferrari) con la Corale di S. Stefano diretta dal m° V. Ermacora che eseguirà corali di Walther, Telemann, Buxtehude, J. S. Bach).

Si comincia venerdì alle 9,30 con i saluti del prof. Paolo Bagnoli, presidente onorario dell’Associazione; seguono: Fulvio Ferrario (Lutero e la gratuità della salvezza), Stefano Gagliano (La Riforma e la libertà di coscienza), Emidio Campi (Le realizzazioni sociali della Riforma: Zwingli, Bullinger, Bucero), Mario Turchetti (Calvinismo e nascita della democrazia), Pawel Gajewski (L’etica protestante ieri e oggi), Realino Marra (Protestantesimo e capitalismo. Il contributo di Max Weber), Massimo Firpo (La Controriforma cattolica e l’Inquisizione), per terminare con Nicola Sfredda (La musica della Riforma) che introduce idealmente al concerto. Sabato si ritorna a Palazzo Ducale con Paolo Fontana (Aderenti alla Riforma a Genova), Emanuele Fiume (Calvino e il lavoro come vocazione), Susanna Peyronel (Il movimento riformato in Italia), Martin Ibarra (Il battismo e la libertà religiosa) e infine un dibattito e le conclusioni del convegno previsti per le 11,30.

L’iniziativa è promossa dall’associazione Guicciardini di Firenze, nata nel 2003 dietro impulso dello storico Giorgio Spini con l’intento di promuovere lo studio del protestantesimo e dei movimenti evangelici in Italia, raccogliendo l’eredità del Gruppo «Amici della Biblioteca Piero Guicciardini». Entrambe prendono il nome dal conte Piero Guicciardini (1808-1886), riformatore evangelico, politico e filantropo, che nel corso della sua vita creò una vastissima biblioteca di argomento religioso, legata in particolare alla riforma religiosa del XVI secolo in Italia: più di diecimila volumi, poi donati alla città di Firenze e oggi conservati presso la Biblioteca Nazionale Centrale, tra opere contemporanee (tra cui le prime pubblicazioni dell’editrice Claudiana, che a Firenze conobbe un periodo di grande espansione) e antiquarie, tra cui più di 400 Bibbie, una delle più complete raccolte delle opere di Savonarola e numerose pubblicazioni dei riformatori italiani del Cinquecento.

La promotrice perfetta per questo convegno, dunque, insieme alle chiese evangeliche di Genova, al Centro culturale valdese di Genova, al Segretariato attività ecumeniche e all’Archivio della Diocesi di Genova. Il convegno ha ricevuto il sostegno dell’otto per mille delle Chiese metodiste e valdesi.

Immagine: By Jensens – Own work, Public Domain, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=4683377