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Archivisti in convegno a Torre Pellice

L’Archivio della Tavola valdese ospita da giovedì 12 a sabato 14 ottobre alla casa valdese di Torre Pellice l’ottavo convegno degli Archivisti dell’Arco Alpino Occidentale, dedicato al tema Gli archivi al centro del patrimonio culturale.

Due giorni in cui gli specialisti del settore si confronteranno sulle difficoltà e le opportunità offerte dalla pluralità di tipologie documentarie con cui si trovano a operare ogni giorno.

I partecipanti arrivano da Italia, Svizzera e Francia: saranno presenti gli Archivi dipartimentali di Lione, gli Archivi cantonali valdesi di Losanna, la Cinémathéque Suisse, i musei della Savoia, il Museo Nazionale del Cinema di Torino, la rete degli archivi del tessile di Biella.

Realtà variegate ed eterogenee, per ambiti ed interessi, ma che trovano una volontà comune nel voler creare una rete di relazioni e interazioni che parte dal confronto del lavoro e arriva a stilare, quando possibile, delle buone pratiche comuni.

Tra i vari relatori troviamo anche Sara Rivoira, dell’Archivio della Tavola Valdese, che parlerà di Archivi, patrimonio culturale e web semantico: come (non) perdersi nella rete.

Di cosa si occupa l’Archivio della Tavola Valdese?

«Conserviamo gli archivi storici della Tavola e delle chiese valdesi delle valli, delle chiese metodiste e delle chiese del protestantesimo storico italiano. Preserviamo questo patrimonio, lo rendiamo disponibile alla consultazione dei ricercatori e del pubblico. La nostra sala studio è molto frequentata, soprattutto da chi fa ricerche genealogiche, perché con i nostri registri anagrafici siamo in grado di fornire indicazioni su origini e spostamenti. Riceviamo molte sollecitazioni e richieste da varie zone di presenza valdese nel mondo: dagli Stati Uniti all’America Latina, a vari stati dell’Europa».

Il convegno parte dal concetto di patrimonio culturale, ma fino a dove si estende?

«Siamo partiti dal mondo degli archivi, per capire quali sono le sfide comuni e le differenze nel trattare del patrimonio culturale che va considerato nella sua interezza. Spesso oltretutto gli archivi conservano oggetti, quindi bisogna gestire un materiale eterogeneo, ma è necessario anche renderlo disponibile al pubblico. Saranno interessanti le esperienze che ci verranno portate da istituti culturali multipli, che gestiscono materiali di tipo diverso, come il Museo del cinema di Torino o la Cinémathéque Suisse».

Saranno presenti archivisti che lavorano in settori diversi. Quali relazioni ci sono?

«Il convegno sarà l’occasione per gli archivisti di incontrarsi e di confrontarsi sull’attualità del nostro lavoro, in relazione a tutto il patrimonio culturale. L’intento è di partire dall’esperienza di chi si occupa di archivi per confrontarsi con chi si occupa di altre componenti del patrimonio culturale: musei, biblioteche, luoghi di memoria. Partiamo dalla volontà di far capire quanto sono interrelati fra di loro archivi, biblioteche, musei e percorsi di vita. Tutti attori di uno sguardo d’insieme, di una sorta di affresco, che permettere una ricostruzione generale del singolo argomento d’interesse. L’obiettivo è capire in che modo insieme ci si possa prendere cura del patrimonio, renderlo disponibile e valorizzarlo, anche attraverso i canali di comunicazione del web».

Nuove tecnologie e utilizzo del web per una maggiore visibilità e fruizione: sfida o opportunità?

«Direi entrambe, certamente. Una grande sfida nel mondo della rete è il linguaggio. Il convegno vuole riflettere sulle sfide che la rete porta con se: una maggiore valorizzazione del patrimonio culturale, materiale e immateriale, ma anche un adattamento del linguaggio, che deve diventare comprensibile ad un pubblico più vasto. Mettere online un inventario o un catalogo non significa automaticamente renderlo disponibile per tutti. Intanto è costruito con modalità particolari, e poi non è detto che l’utenza riesca a raggiungerti così facilmente. Non è vero che il web non richiede una mediazione: consultare un contributo online necessita di passaggi intermedi, che devono portare contenuti di descrizione, informazione e contestualizzazione».

Come viene visto dalle realtà esterne alla chiesa valdese il lavoro di archivio della Tavola Valdese?

«Viene guardato con interesse e curiosità. Siamo una piccola realtà che cerca di gestire un patrimonio complesso, fortemente interrelato, in cui non è possibile parlare di archivi senza parlare anche di oggetti liturgici, edifici di culto, fotografie, libri e persone. Suscita domande anche il progetto del portale del patrimonio culturale metodista e valdese, che abbiamo lanciato qualche mese fa: uno strumento piuttosto all’avanguardia, un punto d’accesso nuovo ai cataloghi, basato sul web semantico».