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40 milioni di persone vittime della moderna schiavitù

È stata presentata ieri una nuova ricerca sul fenomeno della schiavitù moderna in tutto il mondo, sviluppata congiuntamente dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro (Ilo) e dalla Walk Free Foundation, in collaborazione con l’Organizzazione Internazionale per la Migrazione (Iom). I dati – pubblicati in due distinti rapporti: «Global estimates of modern slavery: Forced labour and forced marriage» e «Global estimates of child labour: Results and trends, 2012-2016» – sono stati presentati durante l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Lo scenario che ne viene fuori è drammatico: oltre 40 milioni di persone in tutto il mondo sono state rese schiave nel 2016 da lavoro forzato, sfruttamento sessuale o negli impieghi domestici. L’ILO ha anche pubblicato una stima sul lavoro minorile, che conferma che circa 152 milioni di bambini tra i 5 e i 17 anni, sono stati impiegati come lavoratori forzati; il numero maggiore si trova in Africa (72,1 milioni), seguito dalla regione Asia-Pacifico (62 milioni).

La denuncia contenuta nel testo è dura: «I lavoratori forzati producono il cibo che mangiamo e i vestiti che indossiamo. Puliscono gli edifici in cui viviamo e lavoriamo».

Tra le vittime, le più colpite sono donne e ragazze: tre ogni quattro, per un totale di 29 milioni (71%). Le indagini evidenziano che il 99% delle donne vengono impiegate nel mercato del sesso, e l’84% di queste sono state anche forzate a sposare il proprio aguzzino.

Per la prima volta, nello studio rientrano anche i matrimoni forzati, molto diffusi nei Paesi dell’Asia meridionale a maggioranza islamica. Le stime – di sicuro al ribasso per la difficoltà di verificare le effettive condizioni delle donne – riportano che 15,4 milioni di donne sono state obbligate a contrarre matrimonio contro la propria volontà. Di queste, più di un terzo erano minorenni al momento della celebrazione delle nozze.

Per quanto riguarda la schiavitù sul posto di lavoro, che colpisce circa 25 milioni di abitanti in tutto il mondo, al primo posto si colloca lo sfruttamento della manodopera nell’edilizia, negli impieghi domestici e in agricoltura. Le cause dello sfruttamento sono diverse, e vanno dalla povertà alla necessità di ripagare un debito contratto in precedenza. Nel rapporto si sottolinea che il fenomeno è diffuso in maniera capillare in tutti i Paesi.

Nel documento dedicato in particolare al fenomeno del lavoro minorile, i dati sono allarmanti: almeno un bambino ogni 10 nel mondo è costretto a lavorare. Tradotto in numeri, si parla di 64 milioni di femmine e 88 milioni maschi. Per la fascia di età tra i 5 e i 14 anni, si calcola che più di un terzo dei ragazzi non ha mai frequentato la scuola e il 35% di essi svolge lavori rischiosi. Per quelli tra i 15 e i 17 anni, il lavoro medio settimanale è di 43 ore. Questo vuol dire che i minori non hanno la possibilità di accedere allo studio e dunque di costruirsi un futuro migliore.

Andrew Forrest AO, presidente e fondatore della Walk Free Foundation, ha dichiarato: «Il fatto che come società abbiamo ancora 40 milioni di persone vittime della schiavitù moderna, è un dato sconcertante. Se consideriamo i risultati raccolti negli ultimi cinque anni siamo di fronte a 89 milioni di persone che hanno sperimentato una qualche forma di schiavitù moderna per periodi di tempo che vanno dai pochi giorni a tutti i cinque anni. Ciò è segno della discriminazione profonda e delle disuguaglianze esistenti nel nostro mondo, unite ad una scioccante tolleranza dello sfruttamento. Tutto ciò deve finire. Siamo tutti chiamati a cambiare questa realtà: governi, società civili, ognuno di noi».

Immagine: via istockphoto.com