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Che cosa fanno le chiese in estate?

Settembre, arriva il momento della ripresa delle scuole e delle varie attività, anche all’interno delle chiese. Si riprendono le fila di discorsi interrotti, si ritorna a casa dalle vacanze…

Ma che cosa è successo nelle chiese nei mesi estivi? Si sono semplicemente svuotate, o si sono riempite di nuova vita e hanno visto cambiare la composizione delle loro assemblee?

Il panorama è composito, perché diverse sono le situazioni: dalle storiche comunità delle valli valdesi, alle chiese delle grandi città, alle comunità piccole o grandi nelle località turistiche.

Abbiamo chiesto ad alcuni pastori di raccontarci quello che hanno vissuto in questi mesi.

Come si sa, le grandi città come Milano e Firenze si svuotano, come ci conferma la pastora battista Anna Maffei, attualmente in servizio a Milano e prima a Firenze, ma rimane una certa presenza comunitaria: «Nella chiesa dove io e Massimo Aprile siamo pastori in via Pinamonte, anche in agosto c’era una media di 45 persone al  culto, come attività è rimasta la riunione di preghiera prima del culto e mensile nelle case. Abbiamo avuto sempre qualche turista straniero, ma questo avviene tutto l’anno. Le attività pastorali d’estate sono soprattutto le visite agli anziani e ammalati e lo stare insieme con quelli che non sono in ferie. Massimo ha anche celebrato un matrimonio di una coppia ghanese: per loro l’estate è il momento più favorevole per far venire i parenti da lontano».

E dove vanno i milanesi d’estate, ci si potrebbe chiedere parafrasando il giovane Holden?

Sembra che abbiano una certa preferenza per Massello, piccolo Comune tra le montagne delle valli valdesi, i cui abitanti sono ormai ridotti a poche decine. D’estate però le cose cambiano, come racconta il pastore Mauro Pons: «Le borgate si rianimano, un risveglio che rimette in circolo emozioni sospese negli altri mesi: i nostri “turisti fissi” tornano alle loro case, le finestre si riaprono, le chiacchiere si rincorrono tra spiazzi e stradine. È un ripetersi di abbracci, sorrisi, scambio di informazioni e l’organizzazione di incontri, pomeriggi o serate da passare insieme. Poi, la domenica tutte e tutti insieme ci si ritrova al culto a rendere lode a Dio, a riunirsi intorno alla sua Parola, con voci diverse che predicano, perché molti sono i pastori e le pastore, i predicatori e le predicatrici che qui trascorrono un periodo di riposo. È la Chiesa di Cristo, battisti e valdesi, che qui si incontra e condivide le parole della propria fede». Il rammarico è per la brevità della stagione, ma anche perché «l’età di queste sorelle e fratelli va aumentando… e si sa, quando i bambini sono piccoli, li porti con te, dopo vanno per conto loro. Speriamo che, qualche volta, come i loro nonni, decidano anche loro di ritornare a Massello nel corso delle loro estati».

E una sorta di ritorno alle origini è quella che si vive in diverse località del sud Italia, dove molti, trasferitisi altrove, tornano a trovare i parenti. Bruno Gabrielli è pastore delle chiese valdesi di Brindisi, Taranto e Grottaglie: se in queste ultime due località non ci sono grandi cambiamenti rispetto al resto dell’anno, a Brindisi «nei mesi di giugno, luglio e settembre il culto domenicale presso la piccola chiesa valdese è spesso arricchito dalla partecipazione di fratelli e sorelle in vacanza dall’estero (Germania, Olanda, Gran Bretagna) o dal Nord Italia. Ad agosto ogni attività è sospesa per via della concomitante assenza del pastore e della maggior parte dei membri di chiesa residenti nel capoluogo, ma quanti rimangono in zona amano celebrare il Signore alla “country church” della Vigna (campagna di Cutrofiano, nel cuore del Salento leccese) insieme con le famiglie ospiti della struttura (quando ve ne sono)».

Un’altra zona fortemente turistica è il Ponente Ligure, anche in questo caso curato da uno stesso pastore, Jonathan Terino, che si occupa delle tre chiese valdesi di Imperia, Sanremo e Bordighera-Vallecrosia. Qui nei mesi estivi le presenze domenicali sono altalenanti: «L’assenza dei pochi membri e simpatizzanti locali, in vacanza, non è sempre stata compensata da turisti evangelici stranieri o da villeggianti provenienti da altre chiese italiane». C’è stato però un certo “vai e vieni” di persone: «Abbiamo accolto con entusiasmo la presenza sporadica di giovani olandesi, tedeschi, e di viaggiatori da altre regioni. Al culto “vespertino” celebrato nella Casa valdese di Vallecrosia hanno spesso partecipato ospiti italiani e svizzeri, tedeschi e latino americani, sia valdesi che di altre denominazioni, anche cattolica, con i quali è stato significativo spezzare il pane insieme».  Nei periodi di assenza del pastore, poi, predicatori e predicatrici anche “non ufficiali” hanno presieduto ai culti e accolto i turisti anche dove mancavano i membri locali garantendo sempre la presenza della comunità.

«La presenza dei visitatori estivi ci è di grande incoraggiamento», osserva il pastore Terino, «perché abbiamo modo di presentarci e ascoltare le loro narrazioni, provenienti da lontano, di difficoltà simili alle nostre». Un confronto prezioso anche per affrontare uno dei nodi maggiori che le chiese del Ponente si trovano a vivere, il dramma dei migranti: «In questo difficile tempo di vuoto generazionale, di erosione spirituale, di stanchezza e indifferenza, guardiamo oltre alle nostre ristrette preoccupazioni e vediamo la presenza di migranti che in un altro recinto ai nostri confini chiedono di vivere con dignità e di condividere le briciole del nostro benessere. Ecco che le nostre piccole comunità invecchiate alzano il capo e si lasciano, seppur lentamente, coinvolgere da questa novità, che si presenta non più come emergenza, ma come sfida di culture e popoli destinata a rimanere. Ne sono toccati anche i turisti che per caso si imbattono in questa opportunità offerta alle nostre chiese. Vogliamo sperare contro speranza e piantare alberi nell’arido Ponente ligure».

Immagine: via Pixabay