santiago

Dov’è Santiago?

La vicenda di Santiago Maldonado, scomparso in Argentina il 1° agosto e di cui non si hanno più notizie, sta facendo ripiombare il paese nel terrore degli anni bui del regime e dei desaparecidos.

Il giovane si trovava vicino a Bariloche, nella provincia di Rio Negro, per una manifestazione di protesta a fianco del popolo indigeno Mapuche, le cui genti da anni rivendicano il diritto di riappropiarsi delle terre un tempo da loro abitate, e poi man mano cedute dal governo a varie multinazionali che hanno costretto gli abitanti del posto a ritirarsi in aree sempre più circoscritte. Maldonado con altre persone stava bloccando una importante strada statale, quando è intervenuta la polizia, e a seguito degli scontri di lui si sono perse le tracce.

Da allora è iniziata una mobilitazione, cresciuta nelle settimane, e sfociata in una grande protesta cui hanno partecipato decine di migliaia di argentini il 1° settembre in Plaza de Mayo, il luogo simbolo delle proteste contro il regime.

Come riporta l’agenzia di stampa Nev – Notizie evangeliche al grido di Nunca Mas, mai più, hanno aderito all’appello anche le chiese evangeliche della grande nazione sudamericana, fra cui quella valdese e quella luterana. La moderadora della Iglesia evangélica valdense del Rio de la Plata Carola Tron, in un comunicato ha chiesto giustizia e verità: «Di fronte ad eventi tanto preoccupanti e violenti come questi atti di repressione e paura che ci riportano ai tempi peggiori della storia dei nostri paesi, alziamo le nostre voci e impegniamoci a combattere insieme a coloro che soffrono l’ingiustizia, ponendo le nostre vite sul cammino di Gesù Cristo e cercando la verità, sempre».

Il pastore Gustavo Gomez Pascua, presidente della Chiesa evangelica luterana di Argentina e Uruguay ha a sua volta reso noto un comunicato che recita: «Nessuno stato di diritto può tollerare una simile situazione. Ancora meno l’Argentina democratica, con la sua dolorosa storia di sparizioni forzate di persone causate da forze statali e parastatali durante l’ultima dittatura militare. Dobbiamo affrontare e superare la matrice violenta e negatrice dell’altro che pervade la nostra società».

L’ondata di indignazione e protesta è arrivata a lambire il governo e le massime cariche dello Stato: lunedì sera 4 settembre il presidente della Repubblica Mauricio Macri si trovava nello splendido teatro lirico Colón di Buenos Aires, uno dei più grandi al mondo, gremito per un concerto, organizzato dal Consiglio delle federazioni e associazioni evangeliche del paese, che ha dato il via alle celebrazioni argentine per i 500 anni della Riforma protestante. Durante il suo discorso dalla platea si è levato un grido: «Dov’è Santiago?» cui sono seguiti applausi e non poco imbarazzo nel presidente e nel suo staff, accusato in questo mese di non aver preso a cuore la questione.

E’ una ferita aperta quella delle sparizioni in Argentina: almeno 30 mila persone sono svanite nel nulla negli anni che vanno dal 1976 al 1983, durante i regimi militari, ma altre 210 sono scomparse dal 1983 ad oggi, segnale che a volte i vecchi vizi tendono a tornare.

Nel mirino degli indigeni Mapuche da anni è finita invece l’azienda italiana Benetton, che nel 1991 ha acquistato in Patagonia 900mila ettari di terre su cui pascolano circa 150mila pecore che garantiscono il 10% della lana per i capi della casa d’abbigliamento. I Mapuche hanno occupato parte di questi terreni e le mediazioni e gli scontri con le guardie private si susseguono