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Come potremo salvare il mondo?

La quindicesima e penultima settimana tematica (30 agosto-4 settembre) della grande Esposizione universale della Riforma «Porte della libertà» a Wittenberg, che si chiuderà il prossimo 10 settembre, non poteva che essere dedicata alla salvaguardia del creato, tema al quale tutte le chiese cristiane dedicano ogni anno il periodo dal 1 settembre al 4 ottobre.

In questi quasi quattro mesi mesi di iniziative culturali e ludiche, con decine di migliaia di visitatori di tutte le età e da tutto il mondo, i rappresentanti di 80 chiese e organizzazioni internazionali si sono incontrati per discutere le sfide del XXI secolo alla luce del messaggio protestante, e anche questo tema così cruciale per l’umanità (così come gli altri affrontati durante l’esposizione, dal dialogo interreligioso alla famiglia, dalla globalizzazione ai giovani), travalica la semplice commemorazione storico-religiosa per rendere attuale, anzi proiettata al futuro, l’eredità del protestantesimo.

Dopo la celebrazione, lo scorso 1° settembre, della Giornata ecumenica del Creato, si sono alternati momenti di preghiera e letture, laboratori e momenti di discussione da parte di esperti sulle azioni concrete e le idee per tradurre in pratica questo drammatico interrogativo: Come potremo salvare il mondo? E soprattutto, questione intrigante che collega questo tema alla ricorrenza del Cinquecentenario: possiamo farlo da soli? Il futuro è ancora aperto o il destino del mondo è in qualche modo già segnato (e in modo negativo)?

Che cosa possiamo fare come cristiani per il mondo è stato un po’ il filo conduttore dei vari interventi che si sono susseguiti: per citarne solo alcuni, il 30 agosto si è parlato (ecumenicamente, in chiesa cattolica) del rapporto fra protestantesimo e salvaguardia del creato; il 31 agosto il teologo Friedrich Schorlemmer ha parlato su «La nostra terra deve essere salvata»; il 1° settembre il commissario europeo Arne Lietz ha spiegato gli obiettivi dell’Agenda 2030 sullo sviluppo sostenibile, e ancora l’ambasciatrice della Riforma Margot Käßmann ha discusso il 2 settembre con il politico Sven Giegold, membro del Parlamento europeo e del Partito verde europeo, e il 4 settembre con Ruth Gütter, commissaria per la sostenibilità ambientale della Ekd, la Chiesa evangelica in Germania. Un bell’intreccio, insomma, tra chiesa e politica ‑ «buona» politica, dobbiamo aggiungere.

Sempre negli stessi giorni, dall’1 al 3 settembre si è svolto qui il nono ElbeKirchentag, la giornata promossa dai responsabili ambientali dalle chiese protestanti e cattoliche della Germania centrale, sul fiume che attraversa Wittenberg, l’Elba appunto, che quest’anno ha avuto come motto «Collegare i fiumi». Anche in questo caso le celebrazioni religiose e le iniziative culturali si sono intrecciate con discussioni molto concrete sulla gestione del paesaggio fluviale, su «che cosa ci dà il fiume» e che cosa gli diamo noi in cambio, discutere sull’ipotesi di nuovi percorsi e nuove opportunità legati a un fiume ricco di storia e di cultura, nonché di rilevanza commerciale.

Immagine: Von Charlotte Nordahl from Dresden, Germany – Elbe, CC BY-SA 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=2724989