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Il pastore Lim racconta il suo calvario in Nord Corea

Mentre il mondo si interroga sugli sviluppi della crisi nord coreana, ieri è apparso per la prima volta in pubblico alla tv canadese il pastore Hyeon Soo Lim, liberato dal regime di Pyongyang lo scorso 9 agosto dopo oltre 2 anni e mezzo di prigionia.

Era già in realtà tornato a mostrarsi alcuni giorni fa a Missisauga, alla periferia di Toronto, al culto nella chiesa da lui curata oramai da 30 anni, da quel 1986 in cui per la prima volta arrivò in terra canadese, al seguito di una missione evangelizzatrice sud coreana, nazione in cui è nato 62 anni fa, e in cui è cresciuto, prima di trasferirsi in Nord America per studiare all’Università di teologia di Toronto, il Knox College. Terminati gli studi diventò quindi pastore della Chiesa presbiteriana coreana di Mississauga che sotto il suo impulso, e sotto il peso di una crescente immigrazione, è cresciuta da una dozzina di fedeli del 1986 ai circa 3 mila censiti nel 2015.

In parallelo, profondamente colpito dalla situazione della popolazione della Corea del Nord, in particolare dopo una serie di pesanti crisi alimentari negli anni ’90 del secolo scorso, a partire dal 1997 ha dato il via ad una missione umanitaria che in 20 anni lo porterà a visitare il paese un centinaio di volte. Ogni volta con il rischio di venire arrestato, visto il sospetto con cui i dittatori della dinastia Kim guardano al panorama religioso, considerato spesso cavallo di Troia dell’occidente invasore e colonialista. Infatti il suo fermo è stato motivato dalle autorità da presunti atti sovversivi nei confronti del governo; azioni queste sempre fermamente smentite dalle autorità canadesi. L’avvio di un progetto umanitario legato alla costruzione di un’azienda alimentare insieme a Jang Song-Thaek, cugino del dittatore e caduto presto in disgrazia, come molti altri famigliari, e giustiziato nel 2013, è stato l’origine dei guai per il missionario.

Il premier Justin Trudeau ha deciso di rompere gli indugi a inizio agosto, inviando a Pyonyang un suo consigliere, Daniel Jean. Le pressioni dei famigliari del pastore Lim e la drammatica conclusione della vicenda dello studente statunitense Otto Wambier, rilasciato in coma dopo oltre un anno di prigionia e morto pochi giorni il suo ritorno in America, hanno indubbiamente finalmente motivato il governo canadese ad agire con determinazione.

La liberazione del pastore è stata ufficialmente concessa da Kim Jong-un per motivi sanitari: aggravamento medico dovuto certamente alla durezza dei lavori forzati a vita cui era stato condannato. Lim ha raccontato di «una solitudine oppressiva cui sono stato costretto. Dal primo giorno della mia detenzione fino alla liberazione, non ho mai pranzato con nessuno, sono stato isolato e non vedevo come tutto ciò potesse avere termini. 2757 lunghissimi giorni».

Le giornate trascorrevano «scavando buche per chissà quali scopi, quasi sempre al gelo, da solo. Ho anche lavorato in una centrale per lo stoccaggio del carbone». Ricoverato 4 volte per la debolezza dovuta alla durezza delle condizioni, il pastore è stato rilasciato ufficialmente per motivi umanitari, segnale della magnanimità che il regime da operetta di Pyongyang vuole mostrare al mondo, in queste ore di crescenti tensioni nell’area.