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Le sfide che attendono una chiesa ordinata

Cinque nuovi ministri della parola nell’anno del quinto centenario della Riforma protestante. Un segnale incoraggiante apre il Sinodo delle chiese metodiste e valdesi che si è interrogato sul futuro della Riforma, e in particolare sul futuro delle nostre chiese in un tempo di grandi cambiamenti.

Le due grandi sfide che stanno davanti a noi sembrano essere l’ecumenismo e l’interculturalità. Su entrambi i fronti infatti registriamo delle svolte che sono state definite epocali. Sul fronte dell’ecumenismo constatiamo una particolare apertura e interesse da parte del cattolicesimo romano nei confronti della Riforma e di conseguenza del dialogo ecumenico. Lutero non è più considerato come un problema, ma come un contributo irrinunciabile per la chiesa tutta. Lo testimoniano i vari messaggi giunti dal mondo cattolico. Per le nostre chiese si ripropone dunque la priorità del dialogo ecumenico, quale reale e imprescindibile prospettiva in cui vivere la testimonianza cristiana. Sul fronte dell’interculturalità stiamo vivendo ormai da anni l’esperienza di Essere Chiesa insieme, una palestra di formazione e di comunione in cui fratelli e sorelle di diverse provenienze e culture possono ritrovarsi insieme nella comune professione di fede. Una sfida questa sempre più pressante se si considerano i recenti flussi migratori verso l’Europa che ci chiamano in prima istanza all’accoglienza, ma ci danno anche il quadro del panorama verso cui ci muoviamo. Per questo motivo le chiese sono chiamate a immaginare il loro futuro sempre più come una realtà multiculturale e interculturale.

Questi due orizzonti non sono però privi di difficoltà e insidie. Il Sinodo di quest’anno in maniera pacata, attenta e riflessiva ha evidenziato che la pluralità espressa nell’ecumene cristiana e interculturale continua a sperimentare divisioni. Non tanto le questioni teologiche, quanto quelle etiche sono ancora una pietra d’inciampo, una su tutte: l’omosessualità. Il ricco e articolato documento dal titolo Famiglie, matrimonio, coppie, genitorialità, per quanto sia stato approvato dal Sinodo, ha registrato un vivace dibattito tra chi si sente già pronto a benedire le unioni civili di coppie dello stesso sesso e chi invece ritiene che l’omosessualità sia un peccato condannato dalla Bibbia. Il confronto su questo e altri temi (per esempio l’eutanasia) richiederà tempo, pazienza e capacità di ascolto.

Il tema dei conflitti tocca anche le chiese locali all’interno delle relazioni tra pastori e consigli di chiesa. La discussione sinodale ha prodotto un bell’ordine del giorno che evidenzia quanto il conflitto in sé non sia da demonizzare, perché se ben gestito porta a un processo di maturazione e di miglioramento delle basi per il lavoro comunitario. Le chiese sono invitate dunque a dotarsi di tutti gli strumenti per gestire e non eliminare le conflittualità al loro interno.

La novità di quest’anno è stato il tentativo di lavoro congiunto tra le due commissioni che esaminano rispettivamente l’operato di Tavola, Opera per le chiese metodiste in Italia (Opcemi), Facoltà di Teologia, e della Comm.ne sinodale per la diaconia (Csd). Il tentativo era quello di facilitare un dibattito sul rapporto tra chiese e diaconia, vissuto da molti come problematico. Le aspettative forse sono state disattese e l’auspicata riflessione sulla diaconia, i suoi orizzonti e le sue scelte, così come la condivisione della progettualità di chiese e opere, non è veramente partita. Nonostante questo, le ricche relazioni presentate da tutte le commissioni sinodali amministrative hanno dimostrato che la nostra chiesa è capace di rinnovare e ampliare la propria proposta diaconale, culturale e formativa, unitamente alla predicazione dell’Evangelo rispondendo alle sollecitazioni del mondo.

Un tema importante su cui la nostra chiesa non sembra ancora pronta a prendere un orientamento chiaro è quello dell’ergastolo ostativo. La «Giornata Miegge» che precedeva i lavori sinodali aveva messo al centro il tema del carcere e della pena, offrendo alcune prospettive su cui riflettere. Nonostante la proposta di un ordine del giorno che invitava le chiese a considerare la possibilità di un’altra legislazione sull’ergastolo, il Sinodo ha espresso forti perplessità rinviando ad altro tempo questa riflessione.

In conclusione si può dire che il Sinodo di quest’anno è stato espressione di una chiesa ordinata, come ha precisato più volte il moderatore della Tavola valdese Eugenio Bernardini, attenta alle sfide del tempo in cui vive, capace di riflettere senza fretta sulle questioni cruciali, ma anche consapevole della necessità di dare delle risposte concrete alla luce dell’Evangelo.

Foto Pietro Romeo