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Famiglie plurali, il Sinodo dice sì

Anni di discussioni, confronti, riflessioni, sfociati in un documento che già dal nome, “Famiglie, matrimonio, coppie, genitorialità”, rivela l’ampiezza dell’argomento affrontato e la sua centralità nelle nostre società in perenne mutazione. Ecco perché sostanzialmente l’intera prima giornata dei lavori del Sinodo valdese e metodista in corso a Torre Pellice (con appendice finale nel corso dei recuperi serali del giovedì) è stata dedicata al dibattito sui contenuti del testo, il primo di questo genere dal 1971, preparato da un’apposita commissione attiva dal 2011. Come ha ricordato il coordinatore della commissione stessa, il pastore Paolo Ribet, «Il documento è frutto di un impegno che ha coinvolto le chiese e le comunità locali in tutto il paese. Abbiamo ricevuto molte sollecitazioni e stimoli, abbiamo avvertito quanto l’argomento sia sentito».

Riconoscere la pluralità di modelli di famiglia presenti nella società, attuare un riconoscimento ecclesiastico attraverso la benedizione di unioni civili riconosciute dallo Stato, e proseguire l’impegno nella società affinché i diritti su questi temi possano essere ampliati. Questi i principali punti che caratterizzano il nuovo lavoro.

Nel corso dei vari interventi dei delegati sinodali l’attenzione è stata concentrata soprattutto su due aspetti: da un lato attorno alla definizione più felice per definire quanto la chiesa viene chiamata a offrire: in questo caso la richiesta di sostituire la definizione presente nel testo di benedizione per le coppie etero o omosessuali con una invocazione alla benedizione non ha avuto successo.

Dall’altro lato si è discusso attorno al quadro giuridico in cui inserire tale invocazione. Con una votazione di 90 favorevoli, 50 contrari e 10 astenuti è stato abrogato il paragrafo che la consentiva anche nei casi di quelle coppie che non desiderino regolarizzare la propria posizione davanti all’ente statale, attraverso il matrimonio o l’unione civile. In questo caso gli interventi si sono divisi fra chi vede nell’accoglienza di una coppia, anche se essa non richiede effetti civili per la propria unione, come un segno di attenzione «ad una società, specialmente in Europa, che vede crollare in maniera verticale il numero di matrimoni o unioni ufficialmente riconosciute, a scapito di legami informali, – ha ricordato fra gli altri il pastore di San Secondo di Pinerolo Claudio Pasquet-. Fino a non molti anni fa avrei avuto molte perplessità a non accogliere una coppia ufficialmente registrata. Oggi mi pare che la situazione ci richieda considerazioni differenti», e fra chi invece ricorda che il rapporto con l’ente pubblico non possa prevedere travalicamenti di quanto da esso riconosciuto: fra costoro la pastora metodista Ulrike Jourdan che si è detta «felice di poter dire no, noi siamo una chiesa che vive all’interno di uno stato che tutela con un matrimonio o un’unione civile anche le parti eventualmente più deboli».

La Tavola e più in generale la Chiesa valdese continuerà a operare per l’estensione dei diritti anche a quelle coppie, omo o eterosessuali, che non intendono certificare pubblicamente la loro unione. Come ha dichiarato all’agenzia di stampa Nev una degli estensori del testo, Paola Schellenbaum « con questo documento, spiega, non si escludono le preghiere di intercessione, ma si ratifica formalmente una evoluzione in materia di tutela dei diritti delle persone dello stesso sesso lungamente auspicata dalle chiese metodiste e valdesi, che già nel 2010 avevano introdotto la possibilità di benedire la relazione di coppie omosessuali, una prassi ormai superata grazie alla legislazione vigente.

Molto spazio è stato riservato anche al tema delle unioni fra le persone dello stesso sesso: in questo caso sono emerse le difficoltà dei membri di chiesa provenienti dai opaesi africani, ma non solo da loro. Come ha ricordato il pastore di Pordenone George Ennin «molti fratelli vivono con disagio ciò e minacciano di lasciare le nostre chiese perché per la loro storia faticano a comprendere ciò». Le repliche insistono soprattutto sulla necessità di proseguire nel dialogo, nell’accompagnamento, nella comprensione delle reciproche differenti visioni, per andare però nella direzione di una politica inclusiva e non esclusiva.

Il sinodo approva il documento con voti 19 contrari e 12 astenuti.

Immagine di Pietro Romeo