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Perseverare fino alla fine

Il Signore infatti non respinge per sempre; ma, se affligge, ha pure compassione, secondo la sua immensa bontà
Lamentazioni 3, 31-32

Or il Dio di ogni grazia, che vi ha chiamati alla sua gloria eterna in Cristo, dopo che avrete sofferto per breve tempo, vi perfezionerà egli stesso, vi renderà fermi, vi fortificherà stabilmente
I Pietro 5, 10

Due buone notizie riceviamo dal testo di 1 Pietro 5, 10. La prima ci parla di una sofferenza che dura «per breve tempo». La seconda ci annuncia che Dio, chiamato «Dio di ogni grazia, che ci chiama alla sua gloria eterna in Cristo», ci renderà perfetti, fermi, forti. Di fronte non a una, ma a due buone notizie dovremmo fare salti di gioia. Tuttavia i nostri piedi sembrano incollati al terreno e non riusciamo a sollevarci nemmeno di un centimetro. Ci rende scettici il fatto che la seconda buona notizia è rimandata al futuro, alla «torta in cielo», indicata come premio futuro agli schiavi che, intanto qui, soffrivano sotto la frusta degli aguzzini. Una «torta in cielo» che non affascinava nessuno e che veniva vista come illusione mistificatoria.

È, tuttavia, un’illusione pensare di raggiungere la meta senza passare per delle lotte e delle sofferenza chiamate prove. Lo sanno bene quanti si affaticano in un duro lavoro per portare a casa un tozzo di pane. Lo sapevano bene i primi cristiani che andavano incontro a persecuzioni, espropriazioni, divisioni in famiglia, prigionia e finanche alla morte. Lo sapevano bene quei credenti e quelle credenti delle chiese e dei gruppi di minoranza, derisi e perseguitati, che hanno punteggiato la storia. Essi non perdevano di vista la meta. Con coerenza e costanza hanno perseverato fino alla fine, ad imitazione di Cristo. In tutto questo incarnavano la seconda notizia di Pietro. Sentivano di non essere soli, non essere abbandonati da Dio. Sentivano che Dio avrebbe asciugato ogni lacrima dai loro occhi e, dunque, non hanno abbandonato la corsa.

Immagine di Jon Sullivan