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No ad ingressi limitati alla spianata delle moschee

Metal detector per i fedeli musulmani. Accesso al momento interdetto per ebrei e turisti. Queste le decisioni delle autorità israeliane dopo l’attentato del 13 luglio ai danni delle forze di polizia impegnate a presidiare la spianata delle moschee a Gerusalemme. Il divieto per ebrei e turisti è figlio di un’infrazione su modalità e tempi delle visite, ed è una disposizione temporanea. La creazione di sistemi elettronici di controllo appare invece come una scelta strutturale, di lungo periodo, volto a controllare ogni fedele musulmano desideroso di accedere all’area. Un affronto insopportabile per i fedeli islamici che stanno organizzando manifestazioni di protesta, in un crescendo di tensioni che vari analisti temono possa sfociare in una nuova intifada.

In una lettera aperta e congiunta i patriarchi e gli altri responsabili delle chiese di Gerusalemme hanno espresso preoccupazione per il cambiamento dello storico e delicato status quo relativo alla regoamentazione degli accessi nei luoghi sacri: «Ogni minaccia per tale continuità potrebbe facilmente condurre verso gravi e imprevedibili conseguenze, da evitare in questa fase di alta tensione» si legge nel testo.

I leader spirituali chiedono il ritorno all’accesso continuo all’area soprattutto di venerdì, il giorno in cui migliaia di fedeli musulmani si riuniscono per la preghiera. I metal detector allungherebbero in maniera spropositata i tempi di attesa, rendendo in pratica impossibile l’accesso a moltissime persone. Dopo l’attentato del 13 luglio per la prima volta dopo decenni la polizia israeliana ha annullato le preghiere del venerdì.

Padre Ioan Sauca, vice segretario del Consiglio ecumenico delle chiese e direttore dell’Istituto ecumenico di Bossey ha invitato le chiese membro a riunirsi in preghiera per una soluzione pacifica e giusta della questione Gerusalemme: «Mantenere la situazione creata con difficoltà negli anni è una priorità. Bisogna sostenere uguali diritti per i cristiani, gli ebrei e i musulmani che vogliono accedere a questi luoghi sacri. Ciò è di vitale importanza per mantenere la pace e socraggiare la violenza. La negazione dell’accesso all’area per migliaia di persone, che giungono magari da molto lontano per poter pregare qui, non è solo una violazione dei diritti individuali di quelle persone, ma è anche un atto corrosivo e potenzialemente esplosivo in mezzo a una pace già fragile».

Sauca sollecita una soluzione giusta e pacifica prima del mezzogiorno di domani, venerdì, quando migliaia di fedeli si recheranno verso la moschea al-Aqsa per pregare: «Siamo solidali con i musulmani, con gli ebrei e con i cristiani e preghiamo perché pacee giustizia possano prevalere, non solo in questa setttimana, ma nelle settimane e nei mesi a venire».

Al seguente link è possibile leggere la lettera dei vari leader religiosi dell’area: fra loro i vertici delle chiese ortodosse, cattoliche, luterane, evangeliche dell’area.

Immagine: Di Andrew Shiva / Wikipedia, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=30066666