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Nizza, un anno dopo

Oggi è il 14 luglio, festa nazionale di Francia. Il 14 luglio 2017 è anche il primo dopo il terribile attentato dello scorso anno sul lungomare di Nizza. Le immagini del camion lanciato sulla folla in fuga disperata sono destinate a rimanere nella memoria collettiva di questa epoca tragica: 86 morti, 458 feriti, la Francia sconvolta e il mondo intero in lacrime. Le vittime erano, tedesche, italiane, russe, ucraine, estoni, tunisine, marocchine, algerine, statunitensi, armene, svizzere, brasiliane, polacche, rumene, belghe, georgiane, malgasce, francesi. Erano insieme a decine di migliaia di persone a celebrare una giornata di pace che è stata sporcata dalla follia omicida di Mohamed Lahouaiej-Bouhlel.

La città della Costa Azzurra ospita oggi una lunga serie di commemorazioni, di momenti pubblici e privati, di ricordi. Si inizia al mattino con una cerimonia interreligiosa alla presenza dei familiari delle vittime che Paolo Morlacchetti, pastore della Chiesa protestante unita di Francia proprio a Nizza, ci racconta svolgersi «in forma privata. Partecipano circa 300 persone, essenzialmente famigliari delle vittime, uomini e donne delle squadre di soccorso, i rappresentanti religiosi e le autorità civili. Non è menzionata nel programma ufficiale, per due motivi: rispettare la tranquillità delle famiglie, senza esporre il loro dolore al pubblico e rispettare il fatto che non tutti i famigliari sono credenti. Prenderanno la parola nell’ordine: Un rabbino, un monaco buddista, un prete cattolico, un prete della chiesa armena, un prete ortodosso, un musulmano, un pastore protestante. Questa successione degli interventi è stabilita secondo l’ordine in cui sono apparse le varie confessioni nella storia (è una prassi abituale in Francia): Quindi gli ebrei per primi e i protestanti per ultimi. Io leggerò un estratto del discorso di Martin Luther King, “I have a dream”. Prima della cerimonia, gli scout mussulmani leggeranno i nomi delle 86 vittime dell’attentato e, ad ogni nome, verrà accesa un candela. Dopo la cerimonia ci sarà tempo per discutere con i famigliari, ascoltarli e sostenerli, prima che partecipino alle altre cerimonie ufficiali. Per chi ha perduto una persona cara nell’attentato o è rimasta gravemente ferita (i feriti sono 458) questa cerimonia sarà un momento di calma e di raccoglimento prima di una giornata lunga e difficile. Alcuni di loro tornano a Nizza per la prima volta dopo l’attentato».

Ecco, Nizza, come ha reagito la città in questo anno?

«Nizza in questo periodo è piena di turisti, non conosco le stime ufficiali, ma il mercato del turismo sembra essere ripartito a pieno regime. La città è sempre più popolata anche da richiedenti asilo (anche la nostra chiesa, in cui si sta formando una piccola comunità di cristiani originari dell’Iran), ma questa presenza non sembra essere un problema per i cittadini. Le commemorazioni termineranno all’ora esatta dell’attentato. Non ci saranno i fuochi d’artificio. Da domani terminerà il periodo di “lutto” della Promenade des anglais, che durante l’anno non ha più accolto nessuna manifestazione. Gli oggetti deposti dai cittadini sul luogo dell’attentato saranno trasferiti negli archivi municipali e si sta pensando di costruire un monumento che ricordi l’attentato. La Promenade sta subendo dei lavori di messa in sicurezza per impedire ai veicoli di accedere al marciapiede. Insomma, c’è la voglia di andare avanti ma parecchie situazioni sono cristallizzate, come ad esempio le tensioni inter comunitarie nei confronti dei musulmani e le situazioni di degrado sociale nei quartieri sensibili di Nizza. L’impressione è che i poteri pubblici investono nello stato di emergenza ma non nell’integrazione, nell’educazione. Come chiese, non solo lavoriamo sull’accoglienza dei rifugiati, ma lavoriamo molto anche sul dialogo inter-religioso per cercare di creare dei legami fra le varie componenti della popolazione. L’unica speranza per un futuro davvero di pace».

Oggi Nizza, ieri Manchester, oramai sono decine gli episodi simili in occidente, per non parlare del resto del mondo, dove sono prassi quotidiana

«Non posso non pensare che anche se i posti oggi saranno tutti occupati, in realtà ci saranno degli assenti: gli assenti sono quegli uomini e quelle donne che hanno vissuto e vivono, in altre parti del mondo, lo stesso dolore immenso, ma di cui nessuno parla, perché sono nati e nate nel paese sbagliato e per loro non c’è nessuna commemorazione, nessun indennizzo, nessun supporto psicologico, nessuna celebrazione religiosa, nessun riconoscimento. Mi chiedo quante persone che hanno vissuto lo stesso dramma a Mosul, Baghdad o Aleppo, vengono espulse ogni giorno dalle nostre prefetture perché non riescono a provare di essere anche loro delle vittime. Oggi porterò con me anche loro».

Il pomeriggio sarà dedicato ai momenti ufficiali, alla presenza del neo presidente della Repubblica Emmanuel Macron e dei suoi predecessori Hollande e Sarkozy: prevista la sfilata delle forze armate e i discorsi delle varie autorità.

La sera nessun spettacolo pirotecnico, ma un concerto dell’Orchestra filarmonica di Nizza e letture di autori nizzardi. Infine il minuto di silenzio, che immaginiamo sarà momento di toccante raccoglimento.

Immagine: By Jesmar – Own work, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=50948261