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La potenza del nome di Gesù

Benedici il Signore, egli perdona tutte le tue colpe, risana tutte le tue infermità
Salmo 103, 2. 3

Con un balzo si alzò in piedi e cominciò a camminare; ed entrò con loro nel tempio camminando, saltando e lodando Dio
Atti 3, 8

​«Lo zoppo salterà come un cervo» aveva profetizzato Isaia (35, 6). Il primo miracolo dei discepoli di Gesù dimostra che quel tempo tanto atteso è finalmente arrivato. A Pentecoste era nata una comunità ideale, ma il mondo continua a dimenarsi nei problemi che aveva prima; però questa volta i discepoli dimostrano di avere ciò che mancava loro quando erano con Gesù. È come se il potere di Gesù si fosse trasferito su di loro.

A volte vorrei essere soddisfatto della vita di fede che ho, ma la miseria umana mi si para davanti e mi impedisce di coltivare con tranquillità la fede, la vita comunitaria. A volte ciò mi disturba, perché non ho soldi e nemmeno la comunità ne ha tanti, perché già contribuisco a decine di cose, perché la chiesa sostiene già molti programmi, perché tanto non potrò risolvere nessun problema, perché le persone nel bisogno sono troppe e mi sommergono.

Pietro e Giovanni incontrano la miseria umana sulla strada verso la preghiera al tempio e, non potendola evitare come il sacerdote ed il levita della parabola di Gesù, si fermano. Non hanno nulla di quello che si aspetta il mendicante, ma una cosa da offrire ce l’hanno: la guarigione. Pietro e Giovanni possiedono la potenza del nome di Gesù. Questa potenza – che non è loro – agisce nel momento che rialzano il mendicante da terra. Il messaggio di Gesù guarisce.

A volte mi chiedo se non dovrei avere più fiducia di quella parola che predico ogni domenica; mi chiedo se non sbaglio a pensare che tanto il mendicante vuole solo i soldi, non le chiacchiere, e che quindi, se non ho soldi, non ho nulla da dargli; mi chiedo se, annunciando l’evangelo di Gesù a qualcuno che si aspetta solo dei soldi, non possa accadere il miracolo della fede, non fuoriesca, da un gesto, la potenza inaudita della guarigione; non sto pensando a nulla di magico, penso solo alla conferma delle affermazioni che mi azzardo a fare ogni domenica dal pulpito.

E chissà se la chiesa, riempiendosi di persone che hanno davvero conosciuto la miseria umana, magari non diventi più se stessa.

Immagine: ben-bryant via IstockPhoto