svizzera

Bandiere azzurre per i rifugiati

È tornata anche quest’anno, dall’8 maggio al 17 giugno, un’iniziativa dell’Entraide protestante suisse (Eper), la struttura della Federazione delle chiese protestanti svizzere (Feps) che si occupa di assistenza e azioni sociali.

La campagna (ne avevamo parlato qui), nata nel 2016 e diffusa a livello nazionale, promuove alcuni gesti simbolici e concreti per sensibilizzare ai valori dell’accoglienza, in particolare in vista della giornata mondiale del rifugiato.

«Annunciare il colore per una Svizzera umana», questo il titolo della campagna, lo scorso anno ha distribuito 45.000 braccialetti azzurri con il suo motto, una piccola testimonianza della volontà di impegnarsi a favore delle persone migranti.

Un numero attualmente in calo, per quanto riguarda la Svizzera, ma che non deve fare abbassare la guardia e «lo slancio di solidarietà», ha osservato Magaly Hanselmann, segretaria dell’Eper per la Svizzera romanda, intervistata da Marie Destraz per l’agenzia Protestinfo. «I rifugiati sono sempre là, e continueranno ad arrivare. Questo braccialetto è un coraggioso atto di cittadinanza: portarlo significa riappropriarsi dei valori dell’accoglienza che fanno parte della nostra identità svizzera. Significa ricordare che esistono altre motivazioni oltre alla paura, e impegnarsi in una discussione anche al di fuori della cerchia delle persone che sono già convinte. Solo in questo modo la mentalità potrà cambiare. Tuttavia, non siamo ingenui: invitiamo ognuno a confrontarsi con i propri stereotipi attraverso azioni concrete, “sul terreno”. Per rendersi conto della ricchezza della diversità, bisogna viverla».

L’iniziativa non vuole però mobilitare soltanto i singoli, ma valorizzare e aggregare le iniziative collettive: come spiega ancora Hanselmann, «l’Eper offre una piattaforma Internet affinché privati e ong possano presentare le loro attività verso i rifugiati. Per la prima edizione del 2016, in 124 hanno risposto all’appello: associazioni della società civile, organizzazioni, chiese, aziende, partiti, sono diventati ambasciatori di “Annunciare il colore”». Quest’anno l’Eper vuole andare ancora oltre, e propone ai vari soggetti uno speed dating «per favorire l’incontro fra le azioni dei cittadini, le persone disponibili a impegnarsi e i rifugiati».

Diverse personalità della politica, della cultura, dello sport sono diventate portavoce di una «Svizzera umana», che vuole assumersi le sue responsabilità promuovendo «la sua tradizione umanitaria come fa per il suo folklore e i suoi costumi». E per non smentirsi, la campagna 2017 è partita da Berna con una sfilata di suonatori di campanacci, mentre per i prossimi giorni sono previsti esibizioni e laboratori di cori alpini, jodel e lotta svizzera, destinati alla popolazione e alle persone rifugiate. Un mix interculturale originale, per incoraggiare il dialogo e la solidarietà fra culture diverse.

Immagine: Heks/Eper – il lancio della campagna a Berna