salto

Intorno ai libri per costruire ponti

Tra aprile e maggio, tra Milano e Torino: lettori e lettrici, editori, autori hanno costruito ponti nel tempo e nello spazio per animare il dibattito culturale. La parola chiave per comprendere l’entità di ciò che è capitato nel mondo dei libri in questi mesi è «metamorfosi», una parola complessa che sa individuare l’inedito, laddove vi è un problema, e su cui il sociologo Ulrich Beck invita a riflettere (La metamorfosi del mondo, Laterza 2017). Alcuni assaggi di quello che sarebbe stata questa primavera erano stati anticipati nella trasmissione di Fahrenheit del 12 aprile (www.fahrenheit.rai.it) dal titolo «Il lavoro culturale». Una premessa alle due manifestazioni, «Tempo di libri» di Milano e «Salone internazionale del libro» di Torino, che avrebbero cercato di trovare una collocazione nel segno della diversificazione, per cercare di ampliare la base di lettori e lettrici a cui rivolgersi: in Italia si legge sempre meno, specialmente contenuti rilevanti.

È urgente riflettere sull’inclusione ma anche sul modello di società e di partecipazione che vogliamo costruire tra diversi, nel coraggio della condivisione. Mai come in questo momento c’è bisogno di qualità dell’informazione e di approfondimento e i due appuntamenti che si sono svolti tra Milano e Torino hanno offerto numerose occasioni per far circolare le idee intorno alle questioni cruciali del nostro tempo.

A Milano, la prima fiera dell’editoria italiana mi è sembrata molto tradizionale nell’impostazione, senza particolari sorprese, con incontri interessanti e frequentati, ma senza le file delle grandi occasioni. A Torino, dove invece la partecipazione è stata altissima, il tratto distintivo mi è parso essere proprio la metamorfosi avvenuta in seguito alla collaborazione comunitaria che ha visto tantissimi soggetti (pubblici e privati) dialogare, impegnarsi, proporre e creativamente attivarsi affinché vi fosse un salto di qualità: il #SalTo30 nel trentennale, come si scrive sui social. Le comunità di solito sono piccole, con relazioni faccia a faccia, mentre intorno al Salone internazionale del libro è accaduta una metamorfosi anche della nozione di comunità, in senso transnazionale, nel segno della pace, della gioia, della fraternità. Non è poca cosa.

Si è fatto uno sforzo in più per ripensare i festival, invitandone una settantina tra cui Pralibro (che si svolge a Prali nelle valli valdesi), e offrendo la possibilità di ascoltare autori di rilievo internazionale, italiani e stranieri, dibattere argomenti in campi anche diversissimi.

Un panel per ricordare Tullio De Mauro, nelle due città, ha offerto una riflessione di ampio respiro sulla nostra storia: lingue e culture sono entità viventi e in trasformazione, a ricordarci la vitalità delle relazioni, delle identità e delle appartenenze, sempre in divenire. E per sottolineare il rischio di analfabetismo funzionale che riguarda ampie fasce di popolazione, nelle diverse età. Il ruolo della scuola ma soprattutto di librerie, centri culturali e biblioteche nel promuovere la lettura appare evidente e per la prima volta a Torino vi era «La piazza dei lettori» con percorsi tematici tra i libri o su tablet.

Nel programma ufficiale del Salone internazionale del libro di Torino era presente il Cinquecentenario della Riforma con diversi appuntamenti tutti ben frequentati. E sarà anche per questo che ci si è aperti a una condivisione oltre le barriere, dove lingue, culture e fedi si contaminano nell’incontro e nella scoperta reciproca. «Oltre il confine» era il titolo di quest’anno, segnando così l’inizio di un viaggio che è appena cominciato e che dà appuntamento dal 10 al 14 maggio dell’anno prossimo: 2018, anno di altri anniversari che renderanno la qualità dei contenuti di altissimo livello, ma accessibili a tutti e a tutte.

Foto di Pietro Romeo