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«La nostra missione è ampia quanto il mondo»

«Dobbiamo riappropriarci dell’intuizione metodista della Connexion: vale a dire di quell’idea di missione condivisa con le altre e gli altri sul proprio territorio. Evitando il rischio di ripiegarsi in se stessi, all’interno delle proprie quattro mura; al contrario, la testimonianza deve essere decisa, gioiosa; pensando a sé sempre come parte di una missione più ampia». Con queste parole la presidente dell’Opera per le chiese evangeliche metodiste in Italia (Opcemi), la pastora Mirella Manocchio, riflette sui lavori del prossimo fine settimana al Centro Ecumene (Velletri, Roma), in occasione dell’annuale Consultazione metodista, (26-28 maggio) che vedrà la partecipazione a livello nazionale delle chiese metodiste italiane.

«La nostra missione è ampia quanto il mondo, come dimostrano le costanti relazioni con le chiese sorelle in ogni continente – ha proseguito la presidente – e deve avere la forza di esprimersi nella maniera più opportuna a seconda del luogo e del tempo che viviamo: attraverso l’accoglienza dei migranti; dei più bisognosi; facendo cultura, e dando testimonianza della propria sequela dell’Evangelo, lottando per e a fianco dei più deboli, e contro ogni forma di ingiustizia, violenza e discriminazione».

La «Consultazione» è un momento importante della vita delle chiese, occasione di incontro e riflessione condivisa. I lavori, che si concluderanno domenica 28 maggio con il Culto del rinnovamento del Patto – di tradizione metodista – presieduto dalla pastora Eleonora Natoli, avranno come tema centrale all’ordine del giorno innanzitutto quello della salute delle chiese: a che punto siamo con la testimonianza dell’Evangelo in Italia? Quale la nostra missione oggi? Quali punti di forza, e quali difficoltà costringono le nostre riflessioni quotidiane e, soprattutto, progettuali?

In particolare l’appuntamento della Consultazione 2017 sarà occasione per riflettere sul ruolo delle chiese nel contesto italiano attraversato profondamente dal fenomeno migratorio e da un nuovo pluralismo religioso; della rete internazionale delle chiese metodiste; del lavoro di accoglienza dei migranti, svolto in questi anni dalle chiese locali; ma anche dei progetti culturali – con il Centro di documentazione metodista – e delle iniziative in occasione, quest’anno, dell’anniversario dei 500 anni della Riforma.