kirchentag

Il silenzio prima dell’inizio

Alla base della celebre Porta di Brandeburgo c’è una stanza del silenzio.

Cos’è una stanza del silenzio? Si tratta di un progetto nato dall’iniziativa di alcuni cittadini berlinesi che portano il nome di Förderkreis Raum der Stille in Berlin e.V., Associazione per la promozione dell’Ambiente del Silenzio a Berlino. Poco dopo la caduta del Muro, queste persone avevano sentito la necessità di creare in un luogo il più vicino possibile all’ex frontiera una stanza interconfessionale, non ispirata a un’ideologia o una religione, dedicata alla tolleranza e alla fratellanza tra gli uomini; un luogo in cui chiunque potesse entrare per rimanere qualche istante in meditazione e silenzio.

La Porta di Brandeburgo è uno dei luoghi che nella data di inizio delle celebrazioni per i 500 anni della Riforma sarà teatro di uno dei culti di apertura. La porta, un tempo ai margini della città divisa e oggi nel cuore della capitale tedesca, è un simbolo di passaggio, che come tutta la città sembra sospesa nel tempo, pur essendo completamente dentro la storia. Quando si ascoltano o si leggono i racconti di viaggio di chi la visita per la prima volta, si sente sempre dire che Berlino vive una costante tensione tra passato, presente e futuro. Sembra una banalità, ma per la città che si appresta a ospitare il Kirchentag del 2017, quello dedicato ai 500 anni della Riforma protestante avviata da Lutero a Wittenberg, questa affermazione è più vera che mai. Non a caso, uno tra i temi più presenti nel calendario di eventi che caratterizzano la settimana del Kirchentag è quello dell’ebraismo, considerato non solo in quanto oggetto di memoria, ma anche come soggetto sociale dal quale non si può prescindere. Subito dopo il culto d’apertura, il palco principale della manifestazione in Platz der Republik, proprio accanto al Bundestag, ospiterà il concerto del trio israeliano Omer Klein Trio, per ribadire la centralità della cultura ebraica in una città che per secoli l’ha accolta e assorbita ma che viene spesso identificata come il “cervello” dell’Olocausto.

Nella giornata di giovedì sarà molto lo spazio dedicato all’ebraismo: mentre nella Französische Friedrichstadtkirche di Gendarmenmarkt ci si interrogherà sulla libertà di culto in Medio Oriente, alla Messe di Charlottenburg l’incontro dedicato agli israeliani a Berlino scaverà in un tema molto delicato e che tocca il cuore della città, al punto che proprio qui è nato un museo dedicato alla storia sociale, politica e culturale degli ebrei in Germania. L’edificio è un messaggio di per sé: nelle intenzioni di Daniel Libeskind, architetto che ha proposto il progetto nel 1988, un anno prima della caduta del Muro, la costruzione deve offrire un’esperienza in cui il visitatore possa immergersi totalmente. L’impatto è subito forte: si entra come in un labirinto di corridoi di cemento, alle pareti le storie e gli oggetti di chi ha perso la vita nella Shoah; altri spazi sono vuoti, proiettati verso l’alto e apparentemente senza scampo per la luce; spazi claustrofobici e che ispirano emozioni molto precise: l’impotenza di fronte a un male troppo grande, la gabbia dentro cui ci si trova quando si ha la sensazione di non poter fare più niente. Il museo in sé è un monumento, l’edificio si sviluppa secondo linee diagonali e le vie di fuga sono spesso inaspettate. La mostra permanente ci introduce nella storia e cultura ebraica, che in Germania è stata importante, con lo sviluppo di centri di intellettuali che hanno attirato filosofi e pensatori da tutta Europa. Lo studio della Torah era fondamentale e, nei primi anni, includeva bambini e bambine che quindi imparavano a leggere e scrivere. La stessa importanza che anche Lutero dava al rapporto diretto con la Parola e che ha ispirato il Protestantesimo successivo nel percorso di scolarizzazione che ha caratterizzato anche le Valli valdesi.

La seconda giornata del Kirchentag si concluderà alle 19:30, con l’assegnazione del premio Abraham Geiger, dedicato a chi si è distinto nel lavorare al servizio dell’ebraismo valorizzandone la diversità. Quest’anno il premio sarà assegnato allo scrittore israeliano Amos Oz, noto in Italia soprattutto per il romanzo autobiografico Una storia di amore e di tenebra, nel quale racconta la storia della sua famiglia e quella dello Stato di Israele dal 1948, anno della fondazione e della fine del Mandato britannico della Palestina. Sostenitore della soluzione dei due Stati sin dalla Guerra dei Sei giorni, Oz è entrato in polemica in molte occasioni con il governo israeliano, guidato dalla destra di Benjamin Netanyahu, ma questo non gli ha impedito di essere, ancora oggi, una tra le voci più autorevoli della cultura ebraica. La sua presenza al Kirchentag dà voce a storie che per molti anni erano state confinate a una storiografia paternalista, o, peggio ancora, nel silenzio.

Ma tornando alla città di Berlino, se avete la possibilità di visitarla in questi giorni, un cerchio si chiude proprio nel silenzio, nella stanza del silenzio intorno alla quale, oggi, cori e preghiere danno il via al Kirchentag 2017. La citazione che caratterizza la vocazione di questo spazio richiama il grande teologo e protagonista della resistenza contro il nazismo, Dietrich Bonhoeffer. Entrate e godete di questa parole: «Nel silenzio è insito un meraviglioso potere di osservazione, di chiarificazione, di concentrazione sulle cose essenziali».