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Riconciliare una società divisa

All’indomani del voto che ha nominato Emmanuel Macron ottavo presidente della quinta repubblica, la Francia deve fare i conti con una situazione inedita. La sfida per il nuovo Presidente è immensa: riconciliare una società profondamente divisa e in preda a delle paure che durante la campagna elettorale sono state sapientemente amplificate strumentalizzate da gran parte degli schieramenti politici.

Di fronte alla minaccia terrorista, alla mondializzazione dell’economia, alla disoccupazione, Macron sarà l’uomo del cambiamento o della continuità ? E’ questa la domanda che molti si pongono, senza poter trovare veramente una risposta. Sicuramente molti aspetti della politica del precedente governo saranno mantenuti, in particolare per quanto riguarda l’accoglienza dei migranti e dei richiedenti asilo, una prospettiva, questa, che preoccupa le associazioni impegnate sul territorio e le chiese, che manterranno alto il livello di vigilanza sulle politiche del futuro governo. Del resto, durante tutta la campagna elettorale, le Chiese protestanti non sono rimaste a guardare, ma sono intervenute nel dibattito con un’intensità e un’assiduità inedite. In primo luogo invitando i candidati, ad eccezione di Marine Le Pen, ad incontrare le rappresentanti e i rappresentanti delle Chiese facenti parte della Federazione Protestante di Francia, ed in secondo luogo esprimendosi e prendendo posizione rispetto alle affermazioni del Front National durante la campagna, ricordando l’importanza di difendere la libertà religiosa, le azioni in favore dei richiedenti asilo e dei migranti, e le politiche in favore delle fasce più deboli della società.

Le prese di posizione forti della Chiesa Protestante Unita contro le idee del Front National hanno però suscitato reazioni piuttosto vive da parte di sostenitori e sostenitrici di Marine Le Pen, e fra questi anche membri delle chiese, che non hanno esitato a interpellare i pastori e le pastore su questo tema. Segno che il voto per il Front National è ormai sdoganato e che le persone che scelgono questa opzione politica prendono in considerazione solo alcune delle sue proposte, senza considerare le altre.

Del resto, la fiamma tricolore che Jean Marie Le Pen aveva preso in prestito al MSI è sparita, al suo posto, una rosa blu incarna la nuova identità del « Rassemblement Bleu Marine », sui muri del quartier generale della campagna elettorale di Marine Le Pen, si possono osservare opere di Bansky, un artista molto impegnato in favore dei migranti, una fotografia di Einstein e una di Martin Luther King, segno della volontà di riunire un pubblico sempre più largo, dai delusi dell’estrema sinistra fino all’estrema destra, passando per la galassia del « gentismo complottista » con il quale, in questi ultimi mesi, il movimento bleu marine ha saputo trovare molti punti d’intesa. Anche diversi membri delle chiese pentecostali hanno scelto di votare per Marine Le Pen, in nome della lotta contro l’islamizzazione della Francia e la salvaguardia della famiglia tradizionale. Del resto, all’indomani del secondo turno delle presidenziali, si può dire che questa ambiziosa scommessa sia stata vinta: il Front National, per quanto deluso dal fatto di non aver varcato la soglia simbolica del 40 %, ha incrementato notevolmente il numero di voti : secondo stime non ancora definitive, Marine Le Pen avrebbe ottenuto circa 11,5 milioni di voti (quasi il doppio rispetto ai 5,5 milioni di voti per Jean-Marie Le Pen al ballottaggio delle presidenziali del 2002) e 4 milioni di voti in più rispetto al primo turno, segno che il «front républicain » ovvero l’appello dei partiti di destra e di sinistra a votare contro il Front National, comincia a perdere forza. La campagna elettorale è stata difficile: da un lato i problemi giudiziari del candidato repubblicano François Fillon, da molti considerato come il naturale vincitore di queste elezioni, dall’altro un partito socialista fatto a pezzi da cinque anni di incertezze, conflitti sociali, e da politiche neoliberiste che hanno lasciato dietro di sé la rabbia di una Francia sempre meno abbiente e sempre più preoccupata. Per la prima volta nella storia della V repubblica, nessuno dei due principali partiti sia arrivato al secondo turno, e il candidato investito dalle primarie del partito Socialista, Benoît Hamon, abbia ottenuto solo il 6,3 % dei voti, il risultato più basso dal 1969, tanto più che la sinistra, incarnata dal candidato Jean-Luc Melenchon ha sfiorato il 20% delle preferenze. In questa situazione complessa, il paese si prepara alle elezioni legislative, che disegneranno il nuovo parlamento e le Chiese della Federazione protestante intendono continuare a far sentire la propria voce in difesa dei diritti dei più deboli e di una società fraterna, inclusiva e solidale.

Immagine: By OFFICIAL LEWEB PHOTOS – LEWEB 2014 – CONFERENCE – LEWEB TRENDS – IN CONVERSATION WITH EMMANUEL MACRON (FRENCH MINISTER FOR ECONOMY INDUSTRY AND DIGITAL AFFAIRS) – PULLMAN STAGE, CC BY 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=37991696