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«Testamento biologico»: la Camera approva

«La quantità di emendamenti presentati in sede parlamentare e l’asprezza delle divisioni sul tema non consentono di prevedere se, e in qual modo, l’iter legislativo si concluderà», così rilevava circa due mesi fa il professore Luca Savarino, coordinatore della Commissione bioetica delle chiese battiste, metodiste e valdesi, in un’intervista rilasciata a Riforma.it, auspicando l’approvazione in tempi rapidi della legge sul «biotestamento», alla Camera dei Deputati.

Proprio ieri sera la proposta di legge sulle «Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento sanitario», ha tagliato il suo primo traguardo con 326 voti favorevoli, 37 contrari e 4 astenuti.

Ora il testo dovrà passare al vaglio del Senato, dove si dovrà superare un altro piccolo impiccio, quello del Registro delle Dat (Dichiarazioni anticipate di trattamento), non affrontato da Montecitorio. Un vero scoglio potrebbe essere invece quello della legislatura più breve (elezioni anticipate) rispetto alla prevista scadenza naturale, nel febbraio 2018.

«Oggi l’Italia ha fatto un altro passo avanti – ha dichiarato al termine del voto d’approvazione il deputato valdese del Pd, Luigi Lacquaniti –. Una legge di civiltà, di libertà, di dignità e di responsabilità».

Una legge, ricorda ancora Lacquaniti «che dà attuazione, dopo 70 anni, all’articolo 32 della Costituzione che al secondo comma recita: “Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”».

Il testo approvato si divide in due parti: una sezione generale sul consenso informato sui trattamenti sanitari e un’altra sulla compilazione delle Dat; attraverso le quali una persona potrà lasciare le sue volontà circa i trattamenti sanitari a cui essere sottoposto, oppure rifiutare, quando non sarà più cosciente.

«Un testo equilibrato – per Lacquaniti –, che concede ampio spazio alla relazione tra medico e paziente e fornisce certezze all’agire del personale sanitario.

L’approvazione di alcuni emendamenti, che hanno visto il mio voto contrario e che prevedono l’opposizione del medico per questioni deontologiche o il suo giudizio che le Dichiarazioni anticipate possano sembrare inappropriate, perché ritenute obsolete, rischiano di essere utilizzate in modo artificioso a scopo di obiezione di coscienza. Bisognerà dunque vigilare perché questo non avvenga. Tuttavia – prosegue ancora il deputato valdese – si tratta di una legge che dà grande importanza al consenso informato. Come per tutti i diritti di libertà, il consenso si può dare, si può rifiutare e si può ritirare. La perdita della capacità di agire non comporta più la perdita del diritto di esprimere la propria volontà in merito al trattamento sanitario al quale si chiede di essere sottoposti in futuro», ricorda ancora Lacquaniti.

Tra i punti inseriti nel testo: il consenso informato; la possibilità di rifiutare l’idratazione e la nutrizione artificiale, l’abbandono delle cure e delle terapie, se il paziente lo desidera, altresì, come rileva Lacquaniti, anche l’obiezione di coscienza da parte dei medici. Il malato, tuttavia, può rivolgersi a un altro medico della struttura sanitaria nel caso decidesse di «staccare la spina»; il divieto di accanimento terapeutico e il ricorso alla sedazione profonda.

«Pochi sanno – ricordava Savarino su Riforma.it – che in Italia esiste già una buona legge sulle cure palliative, le 38/2010: il problema è che questa legge, attualmente, è applicata in modo inadeguato e l’offerta di cure palliative è insufficiente e soprattutto disomogenea all’interno del territorio nazionale».

Ogni persona maggiorenne, capace di intendere e di volere potrà dunque esprimere le proprie convinzioni e preferenze in materia di trattamenti sanitari, nonché il consenso o il rifiuto rispetto a scelte diagnostiche o terapeutiche, comprese le pratiche di nutrizione e idratazione artificiali: «Non è una legge a favore del suicidio assistito – tiene a precisare Lacquaniti –, ma è un testo che permette al paziente di dire no all’accanimento terapeutico. Come tutte le leggi di libertà inerenti ai diritti civili, non toglie diritti a nessuno e non danneggia nessuno, ma ne aggiunge semmai di nuovi a chi intende utilizzarli».

Nel testo si affronta anche la questione dei minori. La persona minore o incapace, recita il testo di legge: «ha diritto alla valorizzazione delle proprie capacità di comprensione e di decisione. Deve ricevere informazioni sulle scelte relative alla propria salute, in modo consono alle sue capacità per essere messa nelle condizioni di esprimere la sua volontà».

Il provvedimento è stato approvato da una maggioranza parlamentare inedita, che va dall’estrema Sinistra al Movimento 5 Stelle, passando ovviamente per il Partito Democratico: «É una legge che permetterebbe all’Italia di uscire dal novero di quei pochissimi Paesi d’Europa che non possiedono una norma per alleviare le terribili condizioni in cui versano i malati in fin di vita – ha concluso Lacquaniti –. Il testo approvato dalla Camera, ora dovrà passare all’esame del Senato per l’approvazione definitiva. Auspico un esame rapido e positivo. Sarebbe un bel segnale, una ulteriore testimonianza dell’utilità e importanza di questa Legislatura che molti ritenevano inutile».

Immagine: via Pixabay