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Preoccupazione per le tensioni nella penisola coreana

Il Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) si è unito al Consiglio nazionale delle chiese in Corea del Sud (Ncck) nell’esprimere profonda preoccupazione per il riposizionamento della portaerei a propulsione nucleare USS Carl Vinson della marina militare degli Stati Uniti nei mari che circondano la penisola coreana.

«In un contesto di tensioni già accresciute – soprattutto in seguito alle esercitazioni militari su larga scala “Resolve Key” e “Foal Eagle” portate avanti da Stati Uniti e Corea del Sud, e le conseguenti minacce della Corea del Nord di una risposta nucleare – ciò costituisce un’ulteriore escalation del confronto militare nella regione», si legge nella dichiarazione.

Olav Fykse Tveit, segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese, organismo che da oltre 30 anni è impegnato nella promozione del dialogo e dell’incontro tra cristiani della Corea del Nord e del Sud, ha affermato: «Il nostro scopo è stato e continua ad essere la promozione della pace e la riunificazione di un paese e di un popolo divisi da un conflitto irrisolto. In particolare in questi ultimi anni quasi tutti gli altri canali di dialogo e d’incontro sono stati chiusi, a favore del crescente confronto militare. Noi non crediamo che questa sia una soluzione per la pace, ma piuttosto che aumenti il rischio di conflitto. La guerra non può raggiungere una pace sostenibile, come dimostra tragicamente la storia moderna della penisola coreana».

Il comunicato si conclude con un duplice appello. Il primo chiede un impegno nella promozione del dialogo e dei negoziati, piuttosto che di iniziative come quelle finora intraprese che possono solo aumentare le tensioni e il rischio di un conflitto che si rivelerebbe catastrofico per tutti i coreani del Nord e del Sud. Il secondo appello è rivolto a tutte le persone di buona volontà affinché si uniscano nella preghiera per la pace e l’unità tra i popoli della penisola coreana, e perché ci siano saggezza e moderazione da parte di chi utilizza strumenti di forza letale.

Immagine: via istockphoto.com