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La nostra preghiera perché si aprano le menti e i cuori dei potenti

«All’indomani delle dichiarazioni di Trump che intendono giustificare la risposta statunitense all’uso delle armi chimiche che hanno colpito bambini in Siria, non posso fare a meno di considerarle appartenenti alla categoria dei “pretesti”, simili a quelli che Gesù si sentiva rispondere alla sua chiamata: Seguimi. O simili a quella capziosa e subdola domanda sullo spreco di olio di nardo profumato, usato da Maria per cospargere i piedi di Gesù: “Perché non si è venduto quest’olio per trecento denari e non si sono dati ai poveri?”»: sono le parole di Giovanni Arcidiacono, presidente dell’Unione cristiana evangelica battista d’Italia, successive al crimine del bombardamento chimico, che ha particolarmente colpito decine di bambini nella regione di Idlib in Siria.

«Oggi la domanda sul perché siano state usate armi chimiche contro i bambini – prosegue il presidente Arcidiacono – costituisce il pretesto per tutelare i propri interessi e quello che più preoccupa e che essa nasconde un paradigma politico istituzionale a cui tutte le Nazioni fanno implicito riferimento: Si vis pacem para bellum. Se vuoi la pace prepara la guerra! Questa antica frase di Vegezio sintetizza ancora oggi la realtà delle relazioni politiche istituzionali tra le Nazioni fondate in realtà su un’economia di guerra. Preoccupa poi pensare che la vittoria di Trump sia stata sostenuta da chiese evangeliche che si sono fatte ingabbiare dalla sua retorica basata, come ha dichiarato il pastore Tony Campolo, ex-consigliere spirituale del presidente Bill Clinton, sulla paura degli immigrati, dei musulmani, sul palese razzismo e su atteggiamenti sessisti che sono contrari alla Scrittura. Paure che preparano alla guerra».

Un’altra preoccupazione grava sul mondo che sta entrando nella settimana di Pasqua. «Ci preoccupa, inoltre, – prosegue Arcidiacono – che nel quinquennio 2012-2016 il volume dei trasferimenti internazionali di sistemi d’arma ha registrato un incremento dell’8,4% rispetto al periodo precedente; che i conflitti in Asia e Medio Oriente trascinano il mercato, dove Stati Uniti e Russia, pesano per quasi il 60% dell’export; che il mercato delle armi non conosce crisi; che delle prime 100 aziende attive nella produzione militare spiccano le statunitensi Lockheed Martin (fatturato del comparto a quota 36,4 miliardi di dollari), Boeing (27,9 miliardi), la britannica BAE Systems (25,5 miliardi). La nostra Finmeccanica-Leonardo, nella classifica relativa all’anno 2015 (l’ultimo utile per bilanci complessivi), era al nono posto con 9,3 miliardi di dollari di fatturato al capitolo “arms sales”. Questa è l’economia di guerra. Questi sono i numeri del principio “Se vuoi la pace, prepara la guerra».

La conclusione è un appello e una preghiera: «Come cristiani la nostra preghiera al Signore è verso i potenti. Chiediamo a Lui di convertire le loro menti e il loro cuore. In particolare, in quanto battisti, chiediamo al Signore di sostenerci nello sforzo di assumere nella nostra vita i caratteri nonviolenti proclamati nelle Beatitudini per essere testimoni della verità in un mondo dilaniato dall’odio e dalle guerre: “Beati quelli che si adoperano per la pace, perché saranno chiamati figli di Dio”».