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Il candidato Fillon incontra i protestanti francesi

Dopo Macron, Fillon. Dopo il nome nuovo della politica francese, è stato il turno di chi da oltre 30 anni frequenta a stagioni alterne le stanze dei bottoni.

E’ toccato lunedì sera a François Fillon rendere visita, alla Maison du Protestantisme di Parigi, ai rappresentanti delle chiese riformate e evangeliche d’oltralpe, che hanno pubblicamente invitato i candidati alla imminenti elezioni presidenziali a dei dibattiti, affinché quest’ultimi possano conoscere le posizioni dei protestanti di Francia sui principali argomenti oggetto di discussione pubblica, e al contempo per consentire a chi ambisce alla poltrona dell’Eliseo di presentare in sintesi il proprio programma. Il primo a rispondere all’appello è stato lo scorso 27 febbraio Emmanuel Macron, classe 1977, ex funzionario pubblico, chiamato a sorpresa da Manuel Valls a dirigere il dicastero dell’economia nel 2014. Dopo una fugace parentesi nel partito socialista, ha fondato il suo movimento “En Marche!” ed è al momento il favorito alla corsa finale, forte degli appoggi del mondo economico e finanziario da cui proviene e che ne finanzia in maniera massiccia la campagna elettorale, condotta con mezzi assai superiori ai suoi avversari.

Il favorito almeno fino a Natale è stato proprio François Fillon del partito repubblicano, liberal conservatore, vincitore a sorpresa delle primarie a danno di altri due mostri sacri come Alain Juppe e l’ex presidente Nicholas Sarkozy, che lo volle come suo primo ministro dal 2007 al 2012, e che con questa batosta ha detto fine alla carriera politica. Dopo il trionfo la caduta, vedremo quanto rovinosa, legata allo scandalo degli emolumenti pagati alla moglie Penelope in qualità di assistente, senza che quest’ultima abbia mai messo piede negli uffici dell’Assemblea nazionale. I sondaggi lo stanno penalizzando, in molti anche fra le fila amiche ne hanno chiesto un passo indietro, ma Fillon ha resistito, anche se il ballottaggio pare un miraggio, a scapito proprio di Macron, che i sondaggi danno come il candidato più forte da opporre a Le Pen. Per la prima volta quindi nella storia della quinta repubblica entrambi i principali storici partiti, socialista e repubblicano gaullista, espressioni dell’area di centro sinistra e centro destra, rischiano seriamente di rimanere fuori dai giochi, a favore del Front National lepenista e del movimento, senza partito, di Macron.

Accolto dal presidente della Federazione protestante di Francia pastore François Clavairoly, Fillon ha risposto alle domande dei delegati delle chiese e delle associazioni ad esse legate, in un dibattito moderato dal giornalista del settimanale “Réforme” Frédérick Casadeus. Dalla laicità «Mi sono sempre opposto a qualsivoglia simbolo religioso nello spazio pubblico» alla lotta al precariato «Una nuova grande legge sul tema entro luglio», dai giovani «Promuoverò una molto più forte alternanza scuola lavoro per formare al meglio gli studenti» alla parità uomo-donna «Bilanci delle imprese trasparenti e bonus per chi assume donne», dall’energia «Modernizzare il nucleare e investire sulle energie alternative» alle questioni giudiziarie «Accuse infondate, la norma funziona male, sono centinaia i parlamentari che hanno assunto parenti, va cambiata la legge» l’ex premier ed ex, contestatissimo, ministro dell’Istruzione, ha risposto per oltre un’ora ai temi proposti dai rappresentanti del panorama protestante francese, con toni cordiali e tanti sorrisi.

Il 23 aprile, data del primo turno, è alle porte. Mai come in questa occasione l’incertezza e la preoccupazione si mescolano nella società francese. Il pacchetto di voti di Fillon sarà probabilmente decisivo a far pendere verso Macron l’ago della bilancia nel probabile ballottaggio con Marine Le Pen. E allora ancora una volta, l’uomo nato 63 anni fa a due passi dal mitico autodromo di Le Mans , tornerà probabilmente in corsa per un incarico che peserà quanto l’appoggio fornito. Intanto i protestanti di Francia continuano a prender parte al dibattito politico, con una partecipazione e una determinazione senza precedenti, che risponde ad un preciso mandato dei vari sinodi regionali e nazionali. La preoccupazione di una deriva estremistica ha messo in allarme varie componenti della società. Fra questi i riformati e gli evangelici che hanno quindi rotto gli indugi e fatto sentire con forza la propria voce in questa fase storica così incerta.