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Dalla Casa dei Mirti a «Italia’s got Talent»

Probabilmente non sono stati in molti, fra gli spettatori di Italias got Talent, a fare davvero caso alla loro breve apparizione. Nella sesta puntata delle audizioni dell’ennesimo talent show, andata in onda su Tv8 il 31 marzo scorso, però, si è visto qualcosa di inusuale.

I «Baraonda», compagnia teatrale palermitana formata da nove fra migranti, rifugiati e immigrati di seconda generazione di età fra i 18 e i 46 anni, hanno mimato con una coreografia semplice ma di grande effetto quello che hanno vissuto sulla loro pelle.

Un gommone carico di umanità, perso nel blu scuro di un mare e di un cielo notturno immensi, comincia a ondeggiare, sempre di più. Finché una delle persone a bordo, letteralmente, scivola fuori. Scivola sulla superficie liscia del palco, ovviamente, ma noi sappiamo che sta sprofondando nel mare. E mentre la ragazza solleva il braccio e tende la mano per chiedere un aiuto che non potrà arrivare, uno di quelli rimasti sul barcone, che a loro volta tendono le mani verso di lei, intona la melodia struggente di Amazing Grace. Un momento toccante, due minuti di pura intensità che lasciano inizialmente senza parole i quattro giudici (Luciana Littizzetto, Claudio Bisio, Nina Zilli, Frank Matano) ed entusiasmano il pubblico in sala.

La loro esibizione ha qualcosa che raramente si vede in televisione, ancor meno in un talent: la verità della vita, seppure sublimata e trasformata dall’arte. Ma c’è anche un altro aspetto che rende la loro apparizione televisiva più unica che rara. Quando arriva il momento della votazione, il gruppo chiede di non essere giudicato. Anche se probabilmente avrebbero dato loro quattro «sì», permettendo di continuare la gara, i giudici rispettano la loro scelta; commentano «Avete fatto bene a essere qua» e li congedano con un «in bocca al lupo» che chiude la loro parentesi di notorietà. Forse non per sempre, però.

Infatti, come ci spiega Concetta Randazzo, referente degli educatori di Casa dei Mirti, che è stata l’educatrice di Sarja, un membro del gruppo, «questa rappresentazione era già stata messa in scena qui a Palermo, praticamente con gli stessi interpreti, a cui poi si è aggiunto Sarja e un altro ragazzo. Altre rappresentazioni stanno prendendo il via dall’oratorio di Santa Chiara, dove sono spesso organizzate delle attività nell’ambito dei minori non accompagnati, con la guida dello psicologo Martino Locascio, lo stesso che guida il gruppo “Baraonda” e l’ha portato a Firenze per partecipare alla trasmissione».

Com’è stata l’esperienza? «Bellissima (ha detto alla sua ex-educatrice), ero molto emozionato ma è bello fare capire agli altri ciò che abbiamo provato, le paure, la speranza».

Concetta ci racconta qualcosa di più di questo ragazzo arrivato da solo dal Gambia, minorenne, per motivi soprattutto economici. «Sarja è stato ospite della comunità per circa un anno. Qui si è inserito subito, è sempre stato molto autonomo, oltre a seguire i corsi per conseguire la licenza media si è impegnato presso una sartoria sociale, attività che svolgeva già in Gambia, prima come volontario e ora attraverso una borsa lavoro. Ora si trova in uno Sprar a Palermo, ma è rimasto molto legato alla Casa dei mirti, a noi educatori, ci sentiamo e ci vediamo spesso, si è creato un senso di appartenenza non indifferente».

La Casa dei mirti, una struttura che opera presso il Centro diaconale «La noce», ospita attualmente 10 minori, ma a breve dovrebbero essere 15, infatti si è provveduto alla ristrutturazione e all’ampliamento della struttura. «Alcuni ragazzi sono prossimi alla maggiore età, altri sono quindicenni, con tutti si inizia subito a definire il “progetto di vita”, che mira innanzitutto all’inserimento sociale, a cominciare dall’apprendimento della lingua. Questo avviene in collaborazione con la Scuola italiana per stranieri non accompagnati presso l’Università di Palermo, o con appositi corsi attivati di pomeriggio in diverse scuole con l’obiettivo di conseguire la licenza media, che è la base per seguire poi corsi professionali, cercare lavoro o proseguire gli studi, uno dei nostri ragazzi ad esempio sta frequentando il liceo scientifico. Sono tutti molto impegnati nel volontariato e nella vita sociale, con attività sportive, nei parchi con attività di giardinaggio. Per alcuni sono state attivate delle borse di studio in questo ambito, altri invece hanno cominciato a lavorare nella ristorazione e come dicevo della sartoria».

Di tutto questo, nulla è passato attraverso lo schermo. Ma per fortuna, oltre al dramma dei barconi, c’è anche la realtà di nuove vite, nuove professionalità. Davvero: come hanno detto i giudici di Italias got Talent, «in bocca al lupo, ragazzi; persone come voi possono cambiare il mondo».

Immagine: via Pixabay