forte

La grande muraglia piemontese rischia di perdere le attività culturali

Fra i monumenti piemontesi e nazionali è sicuramente uno dei più estesi. È stato paragonato addirittura alla Grande Muraglia Cinese. Stiamo parlando del gigante della val Chisone, il Forte di Fenestrelle che all’altezza dell’abitato di Fenestrelle sbarra la valle inerpicandosi dal fondovalle. Si sviluppa per oltre tre chilometri per un dislivello di 635 metri (1.350.000 sono i metri quadrati occupati dall’imponente struttura) che lo hanno consacrato nel passato come la fortezza più grande d’Europa (e oggi la più grande delle Alpi). Ridotte, caserme, piazzeforti, una scala coperta di 4000 gradini e un’innumerevole quantità di strutture hanno rischiato di andare perdute se non fosse intervenuto un manipolo di coraggiosi volontari che nel 1990 si sono costituiti nell’Associazione San Carlo Onlus e hanno iniziato a lavorare per salvare il gigante di Fenestrelle, ormai in stato di abbandono (e destinato a morte certa, secondo alcuni studi del tempo). I coraggiosi (vista la mole di lavoro da svolgere) sono stati aiutati nel corso degli anni in particolar modo da Regione, Provincia, progetti Interreg, privati e fondazioni bancarie che, nel loro complesso, hanno portato nella fortezza oltre 6 milioni di euro, spesi per i lavori di ricostruzione, restauro, messa in sicurezza e per gli interventi più urgenti per salvare il forte.

A fianco dei «muri» il forte ha fin da subito investito anche in cultura, rendendo la fortezza un bene culturale a tutti gli effetti. All’interno si è tenuta una settimana del libro, una tappa dell’Iron Bike, una corsa podistica lungo i 4000 scalini, concerti e spettacoli (Alberto Angela, Inti Illimani, Giorgio Faletti, Ficarra e Picone, Gipo Farassino solo per citarne alcuni) e rassegne liriche. Queste iniziative naturalmente hanno sempre avuto un costo, coperto in parte con il sostegno di Regione e Provincia, che però hanno chiuso i rubinetti (prima la Provincia).

«Il rischio – ci ha spiegato Mara Celegato dell’Associaione – è che nei prossimi mesi non si possano più riattivare le rassegne culturali: con gli introiti dei biglietti delle visite riusciamo a coprire i costi dei dipendenti (sei) ma difficilmente riusciremo a riproporre i ricchi programmi degli anni passati». Un grido d’allarme che dovrà essere preso in considerazione dall’ente pubblico, che ha sempre sostenuto e riconosciuto l’importanza della fortezza, non a caso diventata anche simbolo della Provincia di Torino per svariati anni.

L’enorme mole di lavoro svolta dai volontari in questi 27 anni non deve andare perduta e deve essere valorizzata per non perdere uno dei patrimoni culturali più importanti della Regione e centro attrattivo per la media val Chisone.

Immagine: via Flickr – Eric Borda