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Il vaccino, la scelta e il bene comune

Il ministero della Salute ha lanciato l’allarme a proposito dell’aumento dei casi di morbillo nel 2017: da gennaio, infatti, più di 700 persone hanno contratto il virus, a fronte dei 220 casi del gennaio dello scorso anno (844 in tutto il 2016). Le regioni maggiormente interessate da questo aumento sono, per ora, Piemonte, Lazio, Lombardia e Toscana. A cosa è dovuto questo aumento e quanto ci deve preoccupare? Ne abbiamo parlato con Roberto Burioni, medico, docente di virologia e microbiologia e specialista in immunologia clinica.

Possiamo stabilire una correlazione tra l’aumento dei casi di morbillo e i mancati vaccini?

«Certamente, perché nei Paesi dove tutti vaccinano i propri figli si ha la cosiddetta “immunità di gregge” e il virus non circola. Non ci deve scandalizzare l’aumento dei casi di morbillo, ma invece il fatto che i questi casi ci siano. In un Paese responsabile in cui i genitori hanno a cuore la salute dei propri figli e di tutta la comunità, i casi non ci sono. Negli Stati Uniti, dal 2000 al 2014, il virus del morbillo non ha circolato: se c’era un caso che veniva da fuori non si riusciva a trasmettere, ed è a questo che dobbiamo puntare. L’aumento dei casi in sé non significa un’epidemia, ma insieme alla bassa copertura vaccinale che noi abbiamo sono dati preoccupanti. Per l’immunità di gregge serve il 95% della copertura, noi siamo intorno all’85% come media nazionale e in alcuni luoghi dove sono attivi gli antivaccinisti siamo vicini al 60%. È gravissimo che in un Paese circoli ancora una malattia che, con un vaccino molto sicuro e molto efficace, potremmo far sparire, anche perché non si tratta di una malattia da nulla, ma che può avere conseguenze molto gravi. In questo momento ci sono bambini ricoverati in ospedali con complicanze anche gravi dovute al morbillo: il dolore di questi bambini si poteva risparmiare se tutti avessero vaccinato i propri figli».

Quello dei vaccini infantili è diventato un tema divisivo, soprattutto nel dibattito sui social network: perché, secondo lei?

«È una domanda alla quale non so rispondere, perché sono un medico e non un sociologo. Ma posso dire che gli antivaccinisti sono nati insieme ai vaccini. All’inizio del 1800, a Londra, era appena stato scoperto il vaccino del vaiolo, una malattia la cui mortalità era al 30%, e alcuni sostenevano che chi si vaccinava sarebbe diventato una mucca. Ci fu una manifestazione di decine di migliaia di persone contro questa vaccinazione. Questo per dire che il rifiuto della scienza o di qualcosa che ha cambiato drammaticamente in meglio la nostra vita è veramente singolare. Nessuno fa manifestazioni contro l’aspirina o contro gli antibiotici, che hanno sicuramente maggiori effetti collaterali e maggiori problematiche mediche. La visibilità è aumentata e purtroppo queste manie terminano quando qualcuno ci lascia la pelle. In Galles le vaccinazioni erano molto basse finché un ragazzo di 25 anni è morto di morbillo e il giorno dopo c’erano le code ai centri di vaccinazione. Speriamo di convincere le persone prima che qualcuno debba pagare un prezzo così alto».

Ma cosa possiamo fare per accompagnare le famiglie verso la decisione di tornare ai vaccini?

«Bisogna spiegare, convincere e dare il supporto alle famiglie, però devo anche essere drastico: se un padre trasporta il proprio figlio in automobile guidando ubriaco, una legge glielo impedisce. Chi non vaccina i figli mette a rischio loro e tutti gli altri. Oggi 1500 bambini in Italia sono malati di tumore, hanno buone probabilità di guarire con le terapie moderne ma non si possono vaccinare. Chi li difende? Anche loro hanno il diritto di andare a scuola e di stare con i loro amici. Io ritengo che uno stato debba difendere i più deboli e dunque debba obbligare le persone a vaccinarsi. La libertà di scelta individuale non può danneggiare gli altri».

E la politica? C’è il rischio che si cambino le normative su questo tema?

«Per ora in maniera trasversale, da destra a sinistra, c’è responsabilità su questo argomento e fa piacere. Ma ci sono delle forze politiche che fanno del complottismo una parte non trascurabile della loro azione e quindi si oppongono all’obbligatorietà dei vaccini e mettono in discussione la sicurezza. Ho sentito dire “più prevenzione, meno vaccini”: ma questo non ha senso, è una contraddizione. Speriamo che prevalga la ragione».

Immagine: via Pixabay