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Olanda: passa il pericolo populista, cambia il panorama

Il pericolo è passato: si temeva un’ondata populista che potesse portare al successo le idee xenofobe, in occasione delle elezioni legislative in Olanda, ma il partito di Geert Wilders (Pvv), antieuropeista e «islamofobo», non ha riportato il risultato che il suo leader aveva sperato. «Una eventuale vittoria del partito populista di Wilders avrebbe avuto un effetto simbolico pesante, soprattutto nei confronti dell’Europa – ci dice Greetje van der Veer, olandese, membro della Tavola valdese, predicatrice locale e responsabile della comunità plurisede di Fermo-Palombaro e Pescara –: ma all’atto pratico nessuna altra forza politica si era detta disponibile a entrare in una possibile coalizione di governo con lui. È importante quindi che si siano confermati i partiti “europeisti”».

Un grande contributo alla conferma dei liberaldemocratici di Mark Rutte, in coalizione con i socialdemocratici, è venuto certamente dall’elevata affluenza al voto: «Sì, una quota intorno all’80% è molto positiva. Nelle precedenti elezioni non era stato raggiunto un totale di votanti così elevato; generalmente – prosegue van der Veer – un’alta affluenza alle urne favoriva i partiti di centro-sinistra e questa volta non è stato così: ne hanno beneficiato, invece, i Verdi, oltre agli stessi liberali».

C’è da chiedersi poi se abbia influito, e in quale misura, lo scontro politico-diplomatico prodottosi nei confronti del presidente della Turchia Erdogan: a due suoi ministri era stato vietato dal governo olandese, proprio nella settimana precedente le elezioni, di poter tenere dei comizi relativi al referendum istituzionale in Turchia: probabilmente una buona parte degli elettori della coalizione al governo nei Paesi Bassi ha apprezzato questa «linea dura».

«Certamente, la perdita di circa 20 seggi da parte dei partiti di centro-sinistra – conclude van der Veer – si deve a una serie di provvedimenti che negli ultimi anni hanno portato a una riduzione del Welfare, in particolare nel settore della sanità: se queste scelte possono essere abbastanza in linea con i programmi di una forza politica liberale, lo sono molto meno per gli elettori socialdemocratici. Dal punto di vista delle chiese olandesi, invece, non c’è stato ovviamente un coinvolgimento diretto nella campagna elettorale. Una lettera, questo sì, conteneva un appello che invitava a porsi in “ascolto critico” rispetto alla propaganda dei vari partiti, con un’attenzione più al lungo termine che all’immediato. Tuttavia, pur tenendo conto che il peso delle chiese, in questa fase di secolarizzazione si è molto ridotto anche in Olanda, è chiaro che l’impegno nell’accoglienza e nella gestione dell’immigrazione si colloca agli antipodi della visione di chiusura del partito populista».