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5 nuove piante nel Giardino dei Giusti

Con una due giorni di incontri e conferenze, culminati nella messa in posa di 5 alberi, si sono concluse le cerimonie legate alla celebrazione dei “Giusti”, coloro i quali hanno messo a repentaglio la propria vita per salvare quella di altri, o per denunciare gli abusi e le storture delle tirannie. Proprio a quest’ultima categoria, denominata “Giusti del dialogo”, appartengono le 5 personalità che sono state premiate quest’anno nel corso di una cerimonia a palazzo Marino, sede del Comune di Milano, prima di spostarsi al”Giardino dei Giusti” di monte Stella, dove dal 2003 esiste un’area gestita da un’associazione appositamente costituita e formata da Comune di Milano, Unione delle Comunità ebraiche italiane e Comitato “Foresta dei Giusti-Gariwo”, dove quest’ultimo termine è l’acronimo di Gardens of the Righteous Worldwide. Il modello è ovviamente lo Yad Vashem di Gerusalemme, aperto nel 1962, il luogo della memoria della Shoah e di chi si adoperò per salvare la vita agli ebrei vittime della furia del terzo reich.

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Il 10 maggio 2012 il Parlamento europeo ha accolto la proposta del comitato “Gariwo”, fondata a Milano nel 1999 dallo storico Gabriele Nissim e da Pietro Kuciukian, membro dell’Unione degli armeni d’Italia, di istituire il 6 marzo la giornata europea dedicata ai Giusti per tutti i genocidi. Quest’anno è giunta anche la medaglia del presidente della Repubblica Sergio Mattarella a testimoniare l’attenzione delle istituzioni.

I 5 premiati del 2017, i cui nomi saranno da oggi in poi quelli di altrettante piante sul monte Stella, sono Lassana Bathily, il giovane musulmano di origine maliana che nel supermercato ebraico Huper Cacher di Parigi ha salvato numerose persone diventando in seguito testimone della lotta al fondamentalismo; Mohamed Naceur ben Abdesslem, la guida tunisina che durante l’attacco al museo del Bardo del 18 marzo 2015 ha messo in salvo 45 italiani accompagnandoli nella questura della città, e che proprio ieri ha per la prima volta reincontrato le donne e gli uomini che gli devono la vita; Raif Badawi, il blogger saudita di cui ci siamo occupati varie anche volte anche noi di Riforma, imprigionato nel suo paese perché condannato a dieci anni di carcere e diecimila frustate con l’accusa di apostasia e violazione dei valori islamici, e tuttora detenuto, tanto che a fare in qualche maniera le sue voci è stato ieri Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia; Pinar Selek, sociologa turca, perseguitata, torturata, imprigionata, condannata all’ergastolo e costretta all’esilio in Francia per le sue battaglie a difesa delle minoranze curde e armene; Etty Hillesum, ebrea olandese deportata dai nazisti in un campo di sterminio, che scelse di non fuggire dal suo paese mettendosi in salvo ma abbandonando in questo modo il proprio popolo, rappresentata per l’occasione da Klaas Smelik, direttore del centro ricerche che porta proprio il nome della donna.

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Alla presenza del sindaco meneghino Giuseppe Sala e di Giorgio Mortara, vicepresidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane sono state prima consegnate le pergamene e poi si è proceduto a piantare gli alberi, davanti ad un folto pubblico, fra cui molte scolaresche, a cui deve passare l’ideale testimone della memoria.

Nell’occasione è stato presentato anche il nuovo giardino virtuale dei Giusti, uno spazio web, che senza limiti o confini di spazio e tempo, può consentire a singoli cittadini o a istituzioni di riportare alla luce storie dimenticate o sconosciute di chi si è adoperato per il bene altrui.

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