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Racconti ed emozioni nel libretto Africa-Italia

Africa – Italia. Una speranza, un viaggio, un sogno è il titolo del libricino pubblicato a termine del primo anno del progetto Accogliere e farsi accogliere, realizzato nella comunità della chiesa valdese di San Germano Chisone.

La volontaria Valeria Volat, che ha seguito il progetto, spiega che «le storie raccontate nel libro sono comuni a molti richiedenti asilo e rifugiati. Il volumetto che abbiamo stampato narra il viaggio lunghissimo e pieno di rischi, affrontato con coraggio, con la speranza di trovare all’arrivo ciò che mancava loro alla partenza: sicurezza, pace e stabilità». La storia, affiancata da disegni originali realizzati dagli stessi ragazzi, offre un punto di vista differente su un tema troppo spesso strumentalizzato, raccontando in modo semplice e diretto un’esperienza che li ha segnati, a differenza di molti loro coetanei italiani.

Mamadou, Tousuf, Sadou, Stanley, Drissa, Issa, Tou e Karim provano a spiegare, tramite immagini colorate e brevi frasi in italiano, cosa li ha spinti a lasciare la terra in cui sono nati e tentare il viaggio verso la speranza di un futuro migliore. Quali peripezie hanno affrontato, come sono stati accolti e come vedono il loro futuro? Qualcuno ha preferito disegnare, anziché scrivere, perché l’emozione può passare anche attraverso le scelte di immagini e colori e dalla profondità dei tratti di matita.

Alcuni racconti, seppur nella loro semplicità, sono intrisi di emozioni: ricordi dei villaggi, della lingua parlata, delle tradizioni del loro popolo.

E poi molte istantanee di un viaggio pericoloso e faticoso, che molti di loro hanno affrontato in solitudine, com’è scritto in un racconto: «Ho deciso di partire senza dire niente alla mia famiglia, altrimenti non mi avrebbero lasciato partire… I miei sono stati due anni e mezzo senza sapere niente di me, forse pensavano che fossi morto. Quando poi sono arrivato li ho chiamati, hanno saputo dov’ero e che stavo bene».

Non mancano anche racconti sull’accoglienza trovata in Italia al loro arrivo: «C’erano persone che parlavano francese e inglese, io non sapevo l’italiano, ma ricordo che mi dicevano Ciao, ragazzo. Ora sono qui da tanti mesi, però è difficile trovare amici italiani. Invece è molto bello quando ti conoscono e ti salutano e mi chiedono Come va?».

«Il libretto per ora è stato accolto molto bene – aggiunge la volontaria Valeria Volat – abbiamo già provveduto a ristamparlo e lo stiamo distribuendo a scuole e biblioteche. Sono veramente soddisfatta del lavoro che abbiamo fatto in questo anno di progetto, è una sintesi perfetta anche del rapporto di fiducia e amicizia che si è creato tra di noi. Speriamo che il progetto possa proseguire, le basi poste sono valide e fertili, sarebbe un peccato perdere le opportunità che sono nate in questi mesi».

Il progetto di diaconia comunitaria Accogliere e Farsi accogliere, durato un anno, ha coinvolto una decina di ragazzi a San Germano Chisone, mentre altri erano accolti in val Pellice e in val Germanasca, seguiti dalla Diaconia valdese.

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