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Opere per ricordare

La locandina che invita a visitare l’esposizione mostra l’immagine del titolo Touroperator come fosse la scritta all’ingresso del campo di concentramento di Auschwitz. Una scelta forte che fa subito capire che l’artista ha ben chiaro quale messaggio politico voglia far passare con le sue opere che parlano di migrazione. Fa riferimento ai respingimenti, ai muri che si alzano e ai diritti umani calpestati. In particolare parla dei viaggi in mare che partano dalle coste Africane per approdare in Italia, a Lampedusa.

L’operazione artistica di Massimo Sansavini è partita nel 2013 come reazione al grande naufragio che ci fu al largo delle coste di Lampedusa. Dopo quello e altri avvenimenti racconta che «come artista mi sono sentito in dovere di esprimermi, di fare in modo che l’arte potesse raccontare questi avvenimenti».

Sansavini si è messo in contatto con le istituzioni lampedusane, prima il comune, poi la capitaneria di porto e il Tribunale di Agrigento, fino ad avere il permesso di accedere a quello che viene chiamato il “cimitero delle barche”. Si tratta di un’ex base militare americana posta nel punto più alto dell’isola dove vengono portati gli scafi sottoposti a confisca, considerati corpi di reato. Il tribunale ha concesso di poter prelevare gli scafi, o parti di essi, per poterne fare opere d’arte.

Un onore, ma anche un onere, dice l’artista, che ha cominciato a raccogliere tantissimi reperti tra cui oggetti abbandonati da quelli che sono sbarcati, ma anche quello che resta di chi non ce l’ha fatta. «Tutto questo materiale – spiega Sansavini – è diventato un racconto. Ci sono voluti due anni per poter elaborare la mostra, realizzata con frammenti di legno prelevato dagli scafi che rappresentano idealmente dei fondali marini: ogni pannello ricorda un naufragio e le persone che non ci sono più. Questo perché quello che volevo restituire è una memoria, in modo che un domani coloro che ce l’hanno fatta, voltandosi, possano ritrovare quello che è stato il loro percorso. Delle specie di monumenti alla memoria per ricordarci che invece di creare muri non dovremmo dimenticare che uno dei principi fondanti della nostra Europa è l’accoglienza».

Fino a ora la mostra è stata accolta presso il parlamento europeo di Bruxelles, ai Musei San Domenico di Forlì e ora è esposta presso la Fondazione Dino Zoli, sempre a Forlì, fino al 2 maggio.

Immagine: dalla pagina Facebook di Massimo Sansavini