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Peggio «Solo l’Uganda!»

Parafrasando una vecchia canzone dell’intellettuale e cantautore Giorgio Gaber «peggio che da noi, solo l’Uganda», nel paese africano a distanza di 25 anni dalla canzone, continuano ad esserci «motivi di drammatica preoccupazione», a dirlo è la Federazione luterana mondiale (Flm).

«Quante migliaia di persone dovranno ancora morire perché la comunità internazionale decida di svegliarsi», ha ricordato pochi giorni fa Jesse Kamstra, la responsabile degli aiuti umanitari della Federazione luterana mondiale in Uganda.

Un grido di allarme e di rabbia motivato e lanciato al mondo intero. La squadra di operatori umanitari coordinata da Kamstra, ormai da diversi mesi e insieme al personale di altre organizzazioni, sta gestendo l’abnorme flusso di rifugiati che dal Sud Sudan si sta riversando nell’Uganda del Nord.

Una situazione che vede punte di 6.000 passaggi al giorno.

«I numeri sono schiaccianti, evidenti – prosegue kamstra –, questa situazione è diventata una sfida per qualsiasi organizzazione umanitaria esistente. Nessuno può accampare scuse o nascondersi, tutti coloro che si occupano di questioni umanitarie hanno il dovere di attivarsi. Sono necessarie tutte le risorse possibili per poter garantire l’assistenza necessaria e il riparo alle persone in fuga. Servono acqua, servizi igienici, cibo, vestiti, coperte; ma soprattutto è necessaria la protezione umanitaria e lo status di rifugiati per tutti coloro che stanno fuggendo da violenze e persecuzioni subite quotidianamente nel Sud Sudan», ha concluso Kamstra.

Delle 752.000 persone fuggite dal Sud Sudan verso l’Uganda – ricorda anche Cornelia Kästner, che ha curato un reportage, anche fotografico, per l’Agenzia mondiale di comunicazione luterana –, più di 350.000 sono sostenute proprio dalla Federazione luterana mondiale». Il campo profughi Palorinya «recentemente costruito e originariamente progettato per poter ospitare 50mila persone, oggi ospita più di 135mila rifugiati», ha ricordato ancora la giornalista Kästner e per questo motivo «nuovi campi profughi stanno sorgendo anche nell’area Nord dell’Uganda».

Oggi, sostiene la Flm, il problema più grande è riuscire a fornire l’acqua: i camion che normalmente garantivano l’aggiunta d’acqua alla rete di pozzi – recentemente realizzata dalla Flm – oggi non sono più in grado di farlo.

Malasanità, carestia sono le più grandi preoccupazioni per Kamstra: «l’unica speranza e che tra qualche settimana, grazie all’arrivo della stagione delle piogge, possa migliorare la situazione».

Il personale della Federazione luterana mondiale sta lavorando senza sosta dall’inizio di dicembre, ossia da quando la situazione dei combattimenti nel Sud Sudan è peggiorata e il numero di profughi ha cominciato ad aumentare. Una situazione sempre più drammatica, anche perché, conclude Kamstra: «l’89% dei rifugiati in fuga è composto da donne e bambini; dunque mancano quasi tutti gli uomini di mezza età».

Immagine: Cornelia Kästner FLM