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Dalla teologia di Lutero all’arte contemporanea

Cinquecento anni fa il monaco agostiniano Martin Lutero avviava una rivoluzione che ha poi preso il nome di Riforma protestante, mettendo in moto una serie di cambiamenti nella teologia e nella pratica della vita religiosa cristiana che hanno avuto eco anche in altri ambiti della vita del XVI secolo. Cambiamenti che arrivano, trasformati e integrati, nel nostro modo di vivere la vita e la cultura occidentale del 2017.

Uno di questi ambiti è il nostro rapporto con le immagini.

Proprio di questo si è parlato nel convegno “Lutero, la Riforma e le arti. L’articolato rapporto con la pittura, la musica e il cinema” organizzato a Villa Cagnola, in provincia di Varese, proprio dall’Istituto di Studi Religiosi di Villa Cagnola in collaborazione con l’arcidiocesi di Milano, la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale e l’Istituto di Scienze Religiose di Milano.

Potremmo cominciare con un paradosso: il movimento che, secondo una superficiale interpretazione storica, è riconosciuto grazie alla particolare sobrietà estetica, ha prodotto una quantità di immagini mai vista prima. È noto che le istanze protestanti sono state diffuse anche grazie all’uso di quella che era una recente innovazione scientifica, la stampa a caratteri mobili. Il primo “foglio volante” prodotto in serie nella storia raccoglie le idee propagandistiche della Riforma, ha i testi scritti da Carlo Stadio e le illustrazioni di Lucas Cranach il Vecchio; inoltre, oltre a essere il primo volantino, sembra anche essere il primo fumetto stampato e lo si può vedere nella versione italiana del testo di Lutero Contro i profeti celesti edito dalla Claudiana.

A cinque secoli di distanza, il pensiero di Lutero ha ancora il vigore e la profondità necessaria per far incontrare cattolici, luterani e protestanti, in un clima di pieno ecumenismo, con l’obiettivo di approfondire insieme, e scientificamente, la sua opera.

 

 

Questioni ecumeniche a parte, il tema del rapporto di Lutero con l’arte e con le immagini in particolare è lontano dall’essere esaurito. Proprio a causa di un diffuso pregiudizio riguardo alla chiusura verso l’uso delle immagini, sappiamo generalmente davvero poco su come il pensiero del riformatore si è evoluto a riguardo. Infatti possiamo escludere da parte sua un rifiuto totale delle immagini, anzi. Si può riassumere la sua posizione in tre fasi fondamentali: la prima è l’indifferenza di fronte alle posizioni più radicali di Carlo Stadio e Zwingli, che hanno avviato e sostenuto azioni iconoclaste; la seconda vede il divieto all’iconoclastia perché, dice Lutero, il problema non sono le immagini ma l’uso idolatrico che se ne può fare; la terza fase del suo pensiero, che si ritrova ne Il piccolo catechismo, pubblicato nel 1529, scagiona totalmente le immagini.

Certo, ci sono delle condizioni all’uso di quelli che per Lutero sono un mezzi, veicoli fondamentali per il fedele, di accogliere la parola della grazia. Le immagini sono memoria e «se non è peccato avere nel cuore l’immagine di Cristo, perché dovrebbe esserlo averla negli occhi?».

Le condizioni di Lutero sono semplici e suggeriscono anche a noi, uomini contemporanei, delle questioni che dovrebbero essere affrontate con maggior profondità: Lutero dice no alle immagini che tolgono speranza ai fedeli, quelle in cui Dio Padre è incollerito e vendicativo, no alle immagini cruente che possono ferire la sensibilità di chi le guarda, no alle immagini che mettono sullo stesso piano l’intercessione di Maria e di Cristo.

Abbiamo certamente presente alcune controversie nate dalla decisione di alcune testate giornalistiche di pubblicare foto che hanno scatenato dibattiti pubblici; abbiamo presente come da un’immagine pubblicata su Facebook si possa recepire un messaggio sbagliato o una notizia falsa.

 

 

Ma nel XVI secolo che cosa si intendeva per “arte”? Ci sono le artes liberales, quelle del trivio, ovvero grammatica, dialettica e retorica, e quelle del quadrivio, quindi aritmetica, geometria, musica e astronomia. Lutero era ben cosciente del fatto che l’uomo vive immerso nei cinque sensi e non esita a usare l’arte, specie quella della retorica, che lui conosceva bene, come mezzo sonoro del messaggio di grazia.

Del suo rapporto con la musica sappiamo di più: sebbene non fosse il primo a inserire delle novità musicali della liturgia, era un grande appassionato musicista e sostenitore della musica e del canto nella vita spirituale dei fedeli.

L’arte visiva è da intendersi in questo senso, come mezzo al pari di altri, come una delle artes mecanice, che fanno riferimento al lavoro manuale della mano che lavora.

Parliamo quindi, sintetizzando, di immagine priva di estetica nella concezione di Lutero, per arrivare al suo contrario, contenuto nel pensiero di Calvino: l’estetica priva di immagine.

Nell’Istituzione della religione cristiana del 1560 Calvino scrive che qualsiasi ricorso a immagini segnala una mancanza di fede. Nonostante il divieto assoluto di ricorrere alle immagini, il pensiero di Calvino è ricco di metafore estetiche: per lui l’immagine è mentale, spirituale, rifiutata nella sua plasticità ma accettata nel linguaggio.

Cosa ha comportato questo atteggiamento per i contemporanei del riformatore lo sappiamo, ma cosa significa ancora per noi è più interessante da analizzare.

Possiamo intravedere le prime reazioni a questo rifiuto già nell’arte tedesca del secolo successivo alla Riforma, soprattutto nella riscoperta e nella dignità data al soggetto paesaggistico che diventa lo specchio di uno stato d’animo interiore. Rappresentare l’invisibile diventa poi centrale nell’arte contemporanea dove, con il segno visibile, si vuole dare risalto a quello che manca, al soggetto nascosto. Esempi sono Otto Dix, Piet Mondrian, Paul Klee, fino agli infiniti esempi dell’arte contemporanea che ancora non ha esaurito i mezzi materiali, naturali e concettuali per rappresentare l’invisibile.

 

 

Immagine: Di sconosciuto – Scanned from a reproduction of Lippinscott’s The Protestant Reformation in England, (1954, no ISBN), Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=2070728