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Corridoi umanitari: «I love you Italia»

Tutte e tutti, anche i più piccoli, indossavano stamane scendendo dall’aereo Alitalia che li ha portati a Roma, il pass con sopra scritto «Corridoi Umanitari» e contrassegnato dai loghi dei tre enti promotori: la Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei), la Comunità di Sant’Egidio e l’Otto per mille della Tavola valdese.

Sono i 47 profughi siriani – più della metà bambini – arrivati questa mattina in aereo dal Libano grazie al progetto ecumenico, e pilota in Europa, che proprio in questi giorni compie il suo primo anno di attività. Altre 77 persone giungeranno in Italia giovedì prossimo, sono dunque 700 le persone arrivate sino ad oggi dal primo arrivo del 2016 e che vide atterrare nella Capitale italiana la famiglia della piccola Falak – alla quale serviva un urgente intervento ad un occhio e poi operato con successo – sbarcata il 4 febbraio a Fiumicino.

Ad attendere i nuovi arrivati stamane c’erano Luca Maria Negro, presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia; Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, Susanna Pietra, responsabile dell’ufficio Otto per mille della Tavola valdese; Mario Giro, viceministro degli Esteri (al quale una bambina ha voluto regalare un bellissimo disegno con la scritta «I love you, Italia») e Domenico Manzione, sottosegretario all’Interno.

«Come celebrare questo importante anniversario? Noi protestanti cresciamo a “pane e Bibbia” – ha detto il presidente della Fcei, il pastore Luca Maria Negro –. Mi è venuto in mente il Salmo 126 che si riferisce al ritorno in patria degli esiliati a Babilonia. Quando un anno fa abbiamo accolto la prima famiglia di siriani ci sembrava di sognare, un sogno perseguito e poi proseguito poi con tenacia e convinzione. Tuttavia, non possiamo accontentarci. Settecento persone (che saranno mille al termine del progetto, ndr) sono poche, rispetto al bisogno di oggi. Vorrei però rassicurate i “populisti nostrani”, non ci troviamo di fronte ad “un’invasione”, il nostro paese ha ancora la possibilità, anzi direi il bisogno, di accogliere molte altre persone, perché queste non rappresentano una minaccia, bensì sono un arricchimento e una risorsa. Consentitemi dopo aver rivolto il mio più caro saluto a chi oggi è giunto in mezzo a noi e intrapreso questo viaggio non privo di pensieri e emozioni, rassicurandoli sulla nostra vicinanza e su nostro sostegno quotidiano, di ringraziare e in modo particolare i nostri operatori della Fcei e quelli di Sant’Egidio per prezioso contributo che ogni giorno svolgono; un lavoro realizzato in condizioni non facili e talvolta pericolose», ha concluso Negro, ricordando che pochi giorni prima di quest’ultimo arrivo, una bomba è esplosa vicino al presidio del progetto.

«Dobbiamo ringraziare per il successo dell’iniziativa lo Stato italiano con i ministeri degli Esteri e dell’Interno che, insieme alla Fcei e la Tavola valdese, hanno permesso l’attivazione di questo importante progetto», ha ricordato l’ex ministro per l’Integrazione e fondatore della Comunità di Sant’Egidio, Andrea Riccardi. Poi, un caloroso benvenuto è stato indirizzato ai bambini presenti dal sottosegretario Domenico Manzione: «Oggi è una giornata importante per diversi motivi, ricorre l’anniversario del progetto e poi stiamo dando un esempio importante in materia di accoglienza, una via sicura e percorribile anche da altri paesi che, se decideranno di intraprenderla e ci sono segnali importanti in questo senso, potrà contribuire a salvare altre vite», ha concluso Manzione.

Il vice ministro Mario Giro, ovviamente ha ringraziato la piccola Mays per il disegno regalatogli e che ritrae, sembrerebbe, un filo spinato sovrastato da stelle con un enorme cuore rosso centrale e, in alto, la bandiera italiana: «Il mio sogno era raggiungere l’Italia mi ha detto Mays stamane appena atterrata e consegnandomi questo bellissimo disegno – ha ricordato Giro –; un sogno che noi abbiamo compreso, incontrandola e guardandola negli occhi. Attraverso questo sogno – ha proseguito – oggi non abbiamo più paura. Un sogno che si è realizzato per lei e per noi; un sogno che invita tutti al dialogo e all’incontro. Abbiamo bisogno gli uni degli altri. L’Italia oggi è un modello, l’Italia oggi indica anche un “atteggiamento umano”, quello riflessivo, utile a contrastare il clima d’odio inutile e pericoloso che si sta espandendo in questi mesi e che rende tutti noi più insicuri. Non possiamo continuare a pensare alla costruzione di muri e barriere a diffondere sentimenti nazionalisti, sappiamo cosa hanno prodotto in Europa e nel mondo, e non in un lontano passato».

Un progetto, quello dei «Corridoi umanitari», sin dall’inizio sostenuto attraverso i fondi Otto per mille dell’Unione delle chiese metodiste e valdesi:«Oggi festeggiamo un anno di attività concreta e siamo riusciti ad accogliere settecento persone in sicurezza e nel rispetto della dignità umana; tuttavia non sono giorni di festa questi, molte decisioni politiche internazionali stanno andando in direzione inversa rispetto alla nostra, e sorgono muri e barriere. Questa iniziativa – ha rilevato Susanna Pietra –, inizialmente ritenuta utopica, invece ha dimostrato quanto una concreta collaborazione tra istituzioni e chiese protestanti sia riuscita a creare le necessarie condizioni per accogliere e poter investire umanamente nel futuro. Non è stato facile all’inizio, per problemi di reciproca comprensione culturale e per via di diverse aspettative, seppur lecite. Il messaggio che vorrei lanciare oggi però è questo: stiamo partecipando a una importante sfida, sia noi che voi che state per vivere in un paese che non conoscete e che non vi conosce; dunque una sfida che dovremo condividere e vincere insieme e sarà nostra cura dotarvi degli strumenti necessari per poter condividere questo compito: poter migliorare il vivere comune, sia in Italia che in Europa. Cerchiamo dunque di essere noi i testimonial della società affettuosa e armoniosa. Come chiesa valdese, che oggi ho l’onore di rappresentare, siamo convinti nel valore dell’accoglienza, noi per primi abbiamo vissuto sulla nostra pelle le persecuzioni, l’esilio, e per questo motivo sentiamo forte il dovere e la necessità di impegnarci attraverso le nostre strutture diaconali».

Stremati e disorientati, ma sollevati, in aeroporto grandi e piccoli sono stati accolti dal team di operatori e volontari di Mediterranean Hope-Federazione delle chiese evangeliche in Italia e della Comunità di Sant’Egidio. Tutti i nuovi arrivati, fatti i dovuti controlli, guidati ed istruiti dalla polizia di frontiera, affiancati dallo staff ecumenico, hanno avanzano immediatamente la richiesta di protezione internazionale.

Un altro gruppo di 75 passeggeri è atteso giovedì 2 marzo.

Entro questa settimana saliranno così a quasi 700 le persone giunte in Italia con questo progetto: «un anno di buone pratiche – scrive l’agenzia stampa Nev – notizie evangeliche della Fcei, stamane –, non solo sul fronte del contrasto al traffico di esseri umani, ma anche nel campo dell’accoglienza e dell’integrazione; buone pratiche che i promotori vorrebbero vedere replicate anche in altri paesi dell’area Schengen».

Immagine: di Nicola Pedrazzi