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Tra 4 anni un quarto dei cristiani vivrà in Africa

«Il cristianesimo sta crescendo più velocemente in Africa che in qualsiasi altra parte del mondo», ha detto Lawrence Iwuamadi, professore di Ecumenismo e di ermeneutica biblica presso l’Istituto Ecumenico del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) di Bossey. L’occasione è stata una discussione indetta per presentare l’Antologia del cristianesimo africano presso l’Istituto di Bossey, lo scorso 15 febbraio, al quale hanno preso parte numerosi esperti invitati nella prestigiosa sede a Ginevra.

Dai dati contenuti nel libro emerge che «nei prossimi quattro anni un quarto dei cristiani di tutto il mondo vivrà in Africa», ha evidenziato Iwuamadi e proseguendo «l’antologia è puntuale nelle sue 1.400 pagine ed è una preziosa risorsa analitica».

160 saggi affrontano con 30 indagini regionali e confessionali e oltre 50 indagini nazionali, le questioni sociali e politiche contemporanee affrontate dai cristiani nel Continente.

«L’istruzione è stato certamente il fattore determinante per la diffusione del cristianesimo», ha aggiunto Iwuamadi.

Il libro poi esamina il ruolo delle donne nella chiesa in Africa dove «si evidenzia quanto siano tutt’oggi “la spina dorsale” del cristianesimo», ha concluso.

L’Antologia del cristianesimo africano è stata curata da Isabel Apawo Phiri, Dietrich Werner, Chammah Kaunda e Kennedy Owino e pubblicata da Regnum Studies in Global Christianity 2016.

«Il volume è un prezioso strumento anche per far progredire l’ecumenismo», ha detto Werner, già dirigente del Cec: «l’ecumenismo avrà un futuro solo se sarà informato. Abbiamo sempre tante dichiarazioni comuni ma poca conoscenza sul cristianesimo contemporaneo».

«Abbiamo voluto inserire nei capitoli in rassegna anche analisi contemporanee incentrate sul cristianesimo diffusosi nel Nord Africa, nell’Africa occidentale, orientale e meridionale», ha detto la vice segretaria generale del Cec, Apawo Phiri.

Rispondendo a una domanda, Phiri ha detto ancora che: «La teologia del cristianesimo africano è certamente stata influenzata dal contesto sociale in cui operava. Ad esempio la sessualità in alcune aree può essere ancora oggi percepita come un problema».

I segni del nostro tempo sono essenziali e influenzano anche i contenuti della nostra teologia, ha proseguito Phiri, «lo scopo del libro è quello di esaminare la fede dal punto di vista africano. Una fede che si è profondamente radicata in quelle terre divenendo un cristianesimo di religione africana».

Una conoscenza profonda del cristianesimo è necessaria sia per i governi che per le Nazioni Unite, è stato detto a Bossey: «e spesso queste istituzioni ci chiedono di lavorare al loro fianco».

Benjamin Simon, professore di Missiologia Ecumenica presso l’Istituto di Bossey, ha descritto l’Antologia come un meraviglioso «mazzo di fiori», con i suoi 20 articoli elaborati da teologi famosi e provenienti da ambienti africani: «un solo capitolo del libro può essere considerato un libro, un “mazzo di fiori” per la varietà di posizioni e opinioni, nonché di prospettive e di punti di vista», ha detto anche Simon.

Agnes Abuom, presidente della Cec, ha concluso l’incontro sul ruolo del cristianesimo africano: «il colonialismo è stato certamente un fattore determinante da considerare se si vuole comprendere il fenomeno e altresì le differenze denominazionali ed ecumeniche che sono presenti nel Continente africano».

Immagine di Oikoumene