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Famo ‘sto stadio?

Non mi addentro nelle beghe politiche che da mesi coinvolgono il sindaco di Roma Raggi, l’assessore all’urbanistica Berdini, il movimento 5 stelle e il governo ombra che da sempre domina questa città. Roma, dove ho abitato per 20 anni, ha alcune corporazioni fortissime, capaci di condizionare pesantemente il potere politico. Pensiamo ai taxisti ( che a Roma si chiamano tassinari), all’azienda dei trasporti( Atac). Ad alto livello si muovono poi i cosiddetti palazzinari (la palazzina di 4-5 piani, una dozzina di appartamenti signorili è la costruzione tipo della capitale, vero esempio del “consumo di suolo” che oggi tutti , a parole, affermano di voler fermare, salvo poi scoprire, dopo le alluvioni, torrenti “intubati” o enormi parcheggi asfaltati ). Poi ci sono i grandi speculatori, i signori del cemento armato, i mafiosi, i riciclatori di denaro sporco. Gli oneri di urbanizzazione versati ai comuni per avere il permesso di costruire consentono a questi, in molti casi, di sanare il bilancio . E avanza anche qualche miliardo per le inevitabili tangenti.

Chiunque provi anche soltanto a incrinare questo potere che si è installato da lungo tempo nelle stanze di funzionari pubblici, nella testa di dirigenti, di tecnici, nella modalità dei bandi e degli appalti, nell’uso del proprio piccolo o grande potere di condizionare il politico, l’assessore, il sindaco, o anche banalmente di far assumere l’amico o il parente; insomma, a prescindere dal suo colore politico, chi si provi a fermare il “sistema”, invece che oliarlo, sarà prima o poi ” fatto fuori,” in tutti modi possibili, per essere sostituito con qualcuno più malleabile e , in questo modo, perpetrare il meccanismo che assicura a tutti, pesci grossi e pesci piccoli, un vantaggio di potere o di soldi .

Il progettato nuovo stadio calcistico della Roma è una delle punte emergenti nella storia della italica speculazione edilizia. Intanto si fa passare per stadio quello che sarà un vero quartiere( allucinante perché disabitato) con uffici, centri direzionali ( che cosa sono?) centro commerciale, un cancro urbanistico per la viabilità , che attualmente è totalmente inadeguata, edificato in un’ ansa del Tevere a rischio allagamento. La sorpresa è che lo stadio vero e proprio occuperebbe oltre 900.000 metri cubi, che sono però soltanto il 14% dell’investimento totale per costruire una cittadella con torri alte 200 metri…

Dicono che adesso si sarebbe trovato un compromesso tra la squadra di calcio, il comune e i costruttori. Si parla di 600.000 anziché 900 .000 metri cubi, di circa 7000 posti in meno allo stadio, le “ torri” sarebbero abbassate… inoltre molto verde, parco fluviale, bioedilizia…. Un progetto molto più “sostenibile”, come piace dire oggi, per addolcire la pillola. Piccole concessioni in cambio dei centri direzionali. Ma la cubatura che il vigente piano regolatore consente nell’ area resta pur sempre la metà ( 330 mila metri cubi) . Pare che l’assessore all’urbanistica che si è dimesso , avesse il grave torto di voler far rispettare la norma nella costruzione del nuovo stadio…

Vi è poi un aspetto di cui si parla poco. Guardando le simulazioni fotografiche che mostrano il progetto inserito nella città vien da gridare allo scandalo. Usiamo un aggettivo gentile: decisamente brutto. Altro che moderno Colosseo: lo stadio è una piatta ciambella con il buco, l’insieme appare totalmente estraneo alla città. Non è che una costruzione come lo stadio si debba adattare al suo contesto, grattacieli di vetro e acciaio possono sussistere benissimo con i quartieri dell’800, come è avvenuto in molte città europee ( prima di tutte Berlino, ma con l’Expo anche Milano). A Roma anche questa qualità è in dubbio, in particolare perché la zona non è abitata. Come appare dalle simulazioni, il complesso sarà completamente “ fuori scala” come si dice fra architetti, cioè comunque sproporzionato o in difetto o in eccesso…

Concludo con un battuta. L’amatissimo capitano della Roma, Francesco Totti, splendido giocatore e persona assai simpatica ( anche nella sua recente apparizione a Sanremo) ha detto, per sciogliere i casini della politica: “famo ‘sto stadio”. Come dire: lasciate perdere regole e cavilli, sentite il popolo e fate sto benedetto stadio, che ce frega del piano regolatore…. Così si ragiona troppo spesso in Italia, questo è il vero populismo da bar sport , il più pericoloso anche perché in Italia guai a chi tocca il calcio…

Parafrasando don Rodrigo del Manzoni risponderei: questo stadio – matrimonio tra speculatori pubblici e privati – non s’ha da fare. Comunque non così e non in quel posto.