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C’erano una volta… le filodrammatiche

C’erano una volta le filodrammatiche… e ci sono ancora, potremmo dire.

Forse meno numerose di un tempo, quando erano una delle attività cardine delle chiese valdesi soprattutto delle valli, sovente un tutt’uno con le unioni giovanili, forse con ritmi altalenanti a seconda delle persone che vi partecipano, ma pur sempre attive ed esistenti, a dispetto di chi le pensa passate di moda.

Certo non rappresentano più l’unico svago possibile per i giovani di una chiesa o di un piccolo comune delle valli, com’era un tempo, ma riescono comunque ad aggregare giovani e meno giovani, valdesi e non, legati dalla passione per il palcoscenico, seppur intimo e rustico come quelli presenti nelle sale valdesi.

Il periodo del 17 febbraio è il momento dell’anno in cui i riflettori si puntano sugli spettacoli dei gruppi teatrali, l’occasione per i vari gruppi di presentare i propri lavori alla comunità.

Abbiamo intervistato alcuni membri di filodrammatiche, cercando di raccogliere testimonianze trasversali per età, sesso, appartenenza religiosa e territoriale, per indagare nell’attualità dei gruppi teatro delle chiese delle valli valdesi.

«Diciamo subito che io non sono valdese – ci dice Alice, giovanissima attrice di Pramollo – spesso andavo a vedere le recite dei miei amici e speravo che mi chiedessero di entrare nel gruppo. Quando questo è avvenuto, mi ha colpito la calorosa accoglienza che ho ricevuto: non mi sono mai sentita esclusa anche se non provenivo dal percorso di scuola domenicale o precatechismo e non faccio parte della comunità valdese».

Giulia ci racconta: «La passione per il teatro mi ha spinto a lanciarmi: faccio parte della filodrammatica e anche di un altro gruppo teatrale. Io sono originaria di Pramollo, ma abito altrove. Frequento il gruppo teatro molto volentieri perché per me è come tornare a casa e mi fa stare bene».

«Ho iniziato per caso – dice invece Roberto – stavo sciando vicino alla sala dove facevano le prove e serviva un ragazzino che parlasse patois. Così mi hanno chiamato e da allora ho proseguito, saltando solo due anni in quasi 40 anni di attività. Mi piace recitare e mi trovo bene con i miei colleghi di palco, ma soprattutto è un modo per impegnarmi per la mia comunità».

Per alcuni, come di racconta Sandra, è stato un ritorno dopo anni: «Recitavo già da giovane e ora che sono in pensione, e son tornata ad abitare nelle valli, faccio di nuovo parte del gruppo di teatro, non come attrice ma come collaboratrice. La nostra filodrammatica di Pomaretto esiste e lavora dal 1914, e qualche tempo fa abbiamo fatto una cena con le vecchie glorie, rispolverando antiche fotografie e ricordi. Di questa attività mi piace soprattutto l’intenso lavoro di mediazione e di relazione, equilibri che non sempre sono facili da gestire, ma che portano ad un arricchimento sia intergenerazionale che nella crescita della comunità».

Ci sono filodrammatiche che si ritrovano tutto l’anno, altre che invece concentrano le attività in vista solo del 17 febbraio, quindi con prove intense concentrate in pochi mesi o settimane. Capita anche che alcuni gruppi teatro propongano dei lavori in altri momenti particolari dell’anno, come il giorno della memoria, quello della Riforma, oppure in occasione di eventi legati alla vita politica e sociale del proprio comune.

E i giovani partecipano? C’è un ricambio intergenerazionale e un interesse da parte delle giovani generazioni?

«Da noi c’è un bel ricircolo di persone – dicono da Pramollo – abbiamo un gruppo molto giovane, dinamico e allegro, con voglia di fare, provare e mettersi in gioco. Benché la nostra comunità sia piccola, per ora l’attività regge, con molte presenze giovani».

A Luserna San Giovanni c’è un gruppo ben consolidato e molto produttivo: ogni anno si propone con nuovi spettacoli, che poi ripropone anche in altre comunità, sperimentandosi anche in pièce impegnative.

Diverso il percorso a Villar Pellice: anni fa c’era la filodrammatica, poi si è sciolta e solo negli ultimi anni si cerca di rimettere in pista uno zibaldone di piccoli sketch, musiche e animazioni. Anche a San Secondo, dopo decenni di intensa e feconda attività teatrale, che ha visto anche la partecipazione di molti giovani provenienti da altre comunità, ora si vive un momento di stallo e riflessione. La speranza è di riprendere con rinnovato entusiasmo e vigore.

«I ricambi sono difficili – dice Sandra da Pomaretto – abbiamo dei giovani che si aggregano al gruppo, impegni di studio permettendo. C’è da dire che per partecipare non è vincolante l’impegno sul palco: abbiamo bisogno anche di trovarobe, suggeritori, persone che si occupano della musica e delle luci. Insomma, è un lavoro comunitario!».

I gruppi teatrali contribuiscono, come molte altre attività delle nostre chiese valdesi, a creare aggregazione, unione e una ventata di simpatia, componenti fondamentali anche per la vita delle comunità.

Immagine tratta dal sito del gruppo teatro di Luserna San giovanni.