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Di qua e di là dell’oceano, temi comuni fra le chiese

L’ultima sera di lavori del 54° Sinodo della chiesa valdese del Rio de la Plata (Parque XVII de Febrero, Colonia Valdense, Uruguay, 4-8 febbraio) ha visto la presentazione delle iniziative per la commemorazione dei 500 anni della Riforma protestante. Fra queste, dunque, un «banner» da appendere alle facciate dei templi, un logo che riprende il monumento di Chanforan in val d’Angrogna (dove i valdesi decisero in Assemblea, nel 1532, di aderire alla Riforma nel suo ramo calvinista), una liturgia pensata per il prossimo 31 ottobre e destinata anche a iniziative «all’esterno» delle chiese; saranno elaborate, infine, riflessioni destinate alla pubblicazione sugli ambiti in cui la Riforma ha esercitato la propria influenza, dall’economia alla cultura al dialogo ecumenico.

Il Sinodo aveva avuto un suo prologo, come avviene anche nella sessione italiana da alcuni anni: il giorno precedente si è svolto il raduno della lega femminile, ovvero dei gruppi di donne che partecipano alle attività delle chiese in Argentina e Uruguay. «Come ogni anno – racconta Josuè Charbonnier dell’Ufficio stampa a Radio Beckwith evangelica – si è svolta l’assemblea annuale, accompagnata da riflessioni su vari temi, in particolare su come rilanciare le attività in Argentina, che sono attualmente meno vivaci, e tentare di rendere più forte la rete di collaborazione. L’incontro è terminato con un culto di chiusura e sul sito dell’Iglesia Valdense si può trovare parte del materiale liturgico che è stato utilizzato».

Al Sinodo rioplatense era presente, in rappresentanza dell’area europea della Chiesa valdese, il pastore Stefano D’Amore, che a Radio Beckwith ha fatto presente la sensazione che ci siano molti temi comuni tra le nostre chiese, in Italia e nel Rio de la Plata: «argomenti magari trattati in modi differenti, ma pur sempre condivisi. Ritrovo discussioni analoghe sul tema dei ministeri e della loro diversità, vita di fede, partecipazione al culto, distanza tra programma di catechismo tradizionale ed esigenze delle nuove generazioni, sulla necessità di focalizzare i metodi comunicati e ovviamente sulle annose questioni economiche».

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Immagine: un momento dei lavori sinodali

Durante il culto di apertura tenuto dal pastore Juan Carlos Wagner sul testo di Atti 13, 42-52 (il versetto 43 – «… perseverare nella grazia di Dio» – è stato scelto come guida per questa sessione proprio in riferimento ai 500 anni della Riforma), domenica 5 febbraio, ha avuto luogo la consacrazione al ministero pastorale di Eduardo Obregon, che ha terminato il suo periodo di prova, si è formato in una chiesa di Buenos Aires e ora lavora nel nord dell’Argentina. Proprio la consacrazione di un candidato ha dato modo di riflettere anche sulla chiusura della Facoltà di Teologia Isedet di Buenos Aires. «Ora la riflessione sul futuro della formazione teologica dei ministri proseguirà sulla scia dell’eredità lasciata dall’Isedet. Un percorso che intende mantenere il suo aspetto ecumenico: una facoltà di Teologia non legata solo a una chiesa, ma che alle spalle poteva contare ben nove realtà religiose che la sostenevo».

Fra le questioni centrali affrontate dal Sinodo, che è stato costituito da una sessantina di membri con una quindicina di ospiti e invitati, quella del culto e dell’educazione alla fede; il ruolo rilevante dei ministeri ha portato alla creazione di una Commissione apposita. Poi è stata toccata la questione, centrale anche nell’area europea della Chiesa, del campo di lavoro e della distribuzione delle forze pastorali. Nell’ambito delle questioni portate al Sinodo dall’attualità, purtroppo figura la piaga della violenza di genere, su cui l’Assemblea sinodale ha votato una mozione che richiama alla necessità di un cambiamento culturale e spirituale.

In ultimo, il Sinodo ha proceduto all’elezione della nuova Mesa valdense, che risulta eletta nelle persone di Carola Tron, moderadora; Ariel Charbonnier, Nelda Eichhorn, Orlando Allio, Edgardo Malan, membri.

Immagine di copertina: la Moderadora Carola Tron (seconda da destra) con gli altri membri della Mesa valdense