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Marocco, non più morte per chi lascia l’islam

In Marocco il Consiglio superiore degli Ulema, la suprema autorità religiosa del Paese, ha deciso che chi abbandona l’islam non deve essere messo a morte.

La notizia, riportata lunedì 6 febbraio da Morocco World News, è stata ripresa da Christian Today  e da molti giornali italiani, che hanno parlato di svolta storica. L’apostasia non sarà infatti più punibile con la morte, consentendo quindi ai musulmani di cambiare religione.

Una decisione epocale, che ne smentisce una di segno opposto presa appena pochi anni fa. Ancora nel 2012, infatti, il Consiglio aveva emanato una Fatwa (le sentenze che regolano allo stesso tempo il diritto e il culto islamico) in cui dichiarava che sulla base della giurisprudenza e di una solida tradizione, il musulmano (o la musulmana) che si convertiva a un’altra religione doveva essere punito con la morte.

Un esame più approfondito delle fonti ha capovolto la situazione, e oggi l’autorità religiosa diffonde un documento (intitolato La via degli Ulema) che ritratta le precedenti posizioni, ridefinendo l’apostasia in senso non più religioso ma politico, associandola al concetto di alto tradimento.

In realtà, questa visione, così come l’idea che gli apostati non debbano essere uccisi, non sono nuove nell’islam: già nell’VIII secolo lo studioso iracheno Sufyan al-Thawri, prendendo in esame alcuni episodi della vita del profeta Maometto, osservava che egli aveva dato applicazioni diverse alle leggi, non sempre veniva dato l’ordine di uccidere gli apostati. Ne concludeva che la pena di morte veniva applicata per motivi politici e non religiosi, in quanto gli apostati avrebbero potuto svelare i segreti della nascente e ancora fragile nazione islamica, minacciata da numerosi oppositori interni e nemici esterni, in un’epoca di guerre e forte conflittualità.

Il tradimento e l’abbandono dell’Islam significava quindi soprattutto il tradimento del proprio popolo, ed è precisamente questo ciò che hanno sottolineato i membri del Consiglio degli Ulema, giunti alle stesse conclusioni di Sufyan al-Thawri. Oltretutto, ha sottolineato il Consiglio, il Corano parla più volte di apostasia e della sua punizione dopo la morte, ma non dice nulla a proposito di pene nella vita terrena…

Se quindi, fino ad oggi, era rischioso proclamarsi «marocchino e cristiano», come fanno da quasi un anno uomini e donne sull’omonimo canale You Tube ora sembra aprirsi un nuovo scenario verso la libertà di coscienza e la separazione fra la sfera politica e civile e quella religiosa. Ma la decisione degli Ulema non mancherà di fare discutere.

Immagine: Di ~crystalina~Flickr, CC BY 2.0, Collegamento