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La mano tesa delle brigate di solidarietà

Dopo i terremoti e le tragedie, come quelli che sta vivendo il centro Italia in questi mesi, è importante l’aiuto costante alle popolazioni colpite, che non sempre lo Stato riesce a fornire con efficienza nonostante i fondi che spesso sono stanziati. È fondamentale anche far sentire la vicinanza concreta alle persone che continuano a lottare per ricostruire la propria quotidianità o per non abbandonare le proprie case o i propri territori, dove è ancora possibile. Questo è l’obiettivo delle Brigate di Solidarietà attiva, una federazione di associazioni nate dopo il sisma dell’Aquila del 2009 che portano aiuto alle popolazioni in modo autonomo rispetto ai canali istituzionali. «Oltre a portare aiuti, le Brigate – spiega Davide Falcioni, membro del collettivo – favoriscono processi di auto-organizzazione, sostengono i comitati di cittadini che stanno iniziando a costituirsi nei comuni e nelle città colpite dal sisma e sono composte da persone da tutta Italia: solo negli ultimi giorni ci sono stati un centinaio di nuovi volontari».

La complessità dei sentimenti dopo un terremoto coinvolge anche la rabbia per la necessità di dover lottare per stare vicino alle proprie case. Intervenite anche su questo?

«Sì, è quello che tentiamo di fare: alcuni servizi che noi eroghiamo sono finalizzati proprio a evitare lo spopolamento dei territori, oltre che aiutare concretamente la popolazione. Quando portiamo staffette di beni alle persone, facciamo un servizio che nessun’altra istituzione fa, ed è un modo per far restare la popolazione vicino alle proprie case, ovviamente compatibilmente con le loro possibilità: è chiaro che ad Arquata del Tronto, che è stata rasa al suolo, questo non è possibile. Ma in altri luoghi aiutiamo le persone a restare nelle loro terre, in modo che si organizzino e controllino i processi politici che si avviano nel post terremoto e nella ricostruzione».

Quali interventi avete fatto in queste settimane?

«Siamo intervenuti in tutto il cratere, dalla provincia di Macerata alla provincia di Ascoli, da Amatrice a Norcia. Negli ultimi giorni, dopo le nevicate e il terremoto, abbiamo aperto un intervento in provincia di Teramo, Pescara e l’Aquila, sul versante abruzzese. Abbiamo fatto servizi diversi, portato beni a casa delle persone, organizzato degli spacci popolari, che sono dei supermercati gratuiti nei quali le persone vanno e prendono ciò di cui hanno bisogno, se terremotati o in difficoltà, che significa anche semplicemente precari».

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Un intervento delle Bsa a Roccamorice (Pe)

Il modello delle Brigate di Solidarietà attiva sarebbe replicabile su più ampia scala o funziona perché è contenuto?

«La discussione sul modello delle Brigate è tutta da aprire, perché il sistema andrebbe analizzato a fondo. Dal mio punto di vista il modello è replicabile e va replicato, su tutti i fronti, non solo quello dell’emergenza del terremoto. Anche a sinistra, dove la politica fatica a uscire dai palazzi, dai convegni o dai teatri, con assemblee che non hanno un collegamento con la popolazione: qui non succede, perché siamo a contatto diretto con le persone e abbiamo il polso della situazione in modo costante».

Dove interverrete nelle prossime settimane?

«Manterremo tutti gli interventi attualmente in corso: saremo presenti ad Amatrice con un campo base, così come a Norcia. Abbiamo dei poli logistici di riferimento a Colli del Tronto e a Fermo, dove passiamo con delle staffette. Nei prossimo giorni valuteremo di aprire un intervento anche sul lato abruzzese, perché le conseguenze del terremoto del 18 gennaio non sono ancora note a tutti: non è stato fatto un censimento dei danni e degli sfollati. Andrà fatto e valuteremo come intervenire anche in quei luoghi. Noi chiediamo di continuare a seguirci sulla pagina Facebook e sostenere i progetti, come quello di filiera, con il quale invitiamo ad acquistare prodotti locali, un modo di sostenere non noi ma chi è più colpito dal sisma».

Si può partecipare?

«Sì: non c’è un’iscrizione o un tesseramento, basta fare una richiesta di adesione attraverso la nostra pagina Facebook, si viene ricontattati da chi organizza i turni sul campo e si può facilmente aderire».

Immagine: via Facebook BSA