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Irlanda del nord, vento di crisi

Martin McGuinness, vice primo ministro dell’Irlanda del Nord ed esponente del partito indipendentista Sinn Féin, ha rassegnato le dimissioni questo lunedì, in atto di protesta contro la prima ministra Arlene Foster, leader del Partito unionista democratico che guida l’esecutivo di coalizione. La premier è sospettata d’avere distribuito finanziamenti pubblici ad hoc durante il suo passato mandato alle Finanze, nell’ambito di un programma di sostegno alla conversione energetica delle industrie del paese.

Se le accuse di «corruzione» e di «conflitto di interessi» mosse a un primo ministro dal suo vice aprirebbero la crisi di governo in molti paesi europei, nel caso nordirlandese la situazione risulta ancor più delicata. Perché insieme a Gerry Adams, McGuinness, classe 1950, figura di spicco del Sinn Féin, è stato uno degli artefici del cessate-il-fuoco dell’ Irish Republican Army (Ira) – di cui fu Capo di Stato Maggiore – e negoziatore del conseguente «Accordo del Venerdì Santo» firmato il 10 aprile 1998 dai governi britannico ed irlandese. Da allora un accordo virtuoso ha visto unionisti e repubblicani seduti insieme in compositi governi di coalizione: esecutivi che il «padre della pace» McGuinness non ha mai lasciato, ricoprendo ininterrottamente dal 2007 la carica di vice primo ministro. Le dimissioni del 9 gennaio non riguardano, dunque, soltanto l’eventualità di scomode elezioni anticipate, ma secondo la stampa britannica rischierebbero di mettere alla prova l’intero sistema di unità nazionale e di riaprire la storica faglia politico-religiosa.

Dal punto di vista statuale l’Irlanda del Nord è nata nel 1921, con una legge del Parlamento del Regno Unito che divideva l’Irlanda del Nord (in maggioranza unionista, ovvero desiderosa di rimanere sotto la corona dell’Uk) dall’Irlanda del Sud (in maggiorana repubblicana, ovvero favorevole a un’Irlanda unita e indipendente). Il fattore religioso fu alla base di questa faglia politica, poiché se in Ulster buona parte della popolazione discende dai coloni britannici e si professa di confessione protestante, l’Irlanda era ed è ancora oggi un paese a schiacciante maggioranza cattolica. Verso la fine degli anni Sessanta, i conflitti esplosi tra le due comunità nordirlandesi sfociarono nei tre decenni di violenze note come Troubles: una guerra a bassa intensità confinante con il terrorismo che costò la vita a oltre 3.000 persone e causò più di 50.000 vittime.

Ancora oggi, in Irlanda del Nord, la segregazione confessionale rimane un grave problema sociale. Se tra Foster e McGuinness – per altro gravato da seri problemi di salute – il dissidio non è religioso bensì politico, va ricordato come la cornice della Brexit veda, in prospettiva, l’«Irlanda cattolica» dentro e l’«Irlanda protestante» fuori dall’Ue. Un fatto che similmente a quanto sta avvenendo in Scozia riattualizza il dibattito sull’appartenenza alla corona. Un dibattito storicamente religioso.

Immagine: By Northern Ireland Office – https://www.flickr.com/photos/niogovuk/14564338285/, CC BY 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=40688164