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Una marcia da Berlino ad Aleppo per dire no alla guerra

Sono partiti. Centinaia di dimostranti si sono mossi ieri da Berlino alla volta di Aleppo, in una marcia di solidarietà che durerà circa tre mesi e mezzo, una sorta di “staffetta di solidarietà” che attraverserà Europa, Balcani e Turchia per dire no alla guerra in Siria, alla violenza e all’indifferenza dei governi e delle persone. E’ la Civil March for Aleppo, che unisce due città simbolo – Berlino, da poco vittima di un attentato, e Aleppo, città martoriata da anni di bombe – per mostrare la risposta di uomini e donne che non si rassegnano all’impotenza e provano a dire basta al massacro di civili, indipendentemente dalle responsabilità politiche che hanno dato origine al conflitto.

Nata dall’idea di una giornalista polacca residente a Berlino, Anna Alboth, la marcia è aperta a tutti, si finanzia dal basso e si basa sull’auto-organizzazione: ogni partecipante fa affidamento su se stesso, sulle proprie forze e soprattutto su un buon spirito di adattamento, vista l’impossibilità di prevedere le variabili lungo i 3600 chilometri di cammino.

2700 volontari si sono già uniti alla giornalista per sostenere l’impresa e organizzare logistica, sicurezza, promozione della marcia e aiutare per quanto possibile chi si unirà lungo il cammino. Come luogo di partenza, il 26 dicembre, è stato scelto non a caso Tempelhof, l’antico aeroporto della capitale tedesca i cui hangar sono stati trasformati nel più grande centro di accoglienza della Germania, capace di accogliere duemila richiedenti asilo.

Lungo la strada si spera nell’ospitalità di simpatizzanti, ma bisogna contare che è inverno e i 20 chilometri da superare ogni giorno potrebbero essere ostici per il freddo o per le avverse condizioni atmosferiche. D’altronde, è inverno anche ad Aleppo, ed è per questo che gli organizzatori hanno deciso di non aspettare oltre e partire. L’idea è di percorrere all’inverno la rotta dei migranti, partendo dalla Germania e passando per la Repubblica Ceca, l’Austria, la Slovenia, la Croazia, la Serbia, la Macedonia, la Grecia e infine la Turchia. L’obiettivo è raggiungere Aleppo: «Cercheremo di andare il più lontano possibile – si specifica nel progetto – comunque, se non fosse possibile per motivi legali, logistici o di sicurezza, troveremo un altro modo per mandare il nostro messaggio ad Aleppo dal confine turco-siriano». La richiesta, in ogni caso, è una sola: far cessare i bombardamenti e aprire subito corridoi umanitari per i profughi.

Immagine: via Flickr