sam_1101

Corridoi umanitari: quinto arrivo di rifugiati a Fiumicino

Con il quinto arrivo di cittadini siriani dal Libano, previsto per oggi e domani, 1° e il 2 dicembre, ammonteranno a 500 le persone giunte in Italia in sicurezza e per vie legali grazie ai “corridoi umanitari” realizzati dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia, dalla Tavola valdese e dalla Comunità di Sant’Egidio. Un risultato raggiunto a meno di un anno dalla firma del protocollo d’intesa che gli enti promotori hanno siglato con i Ministeri dell’Interno e degli Affari Esteri; un accordo che prevede, nell’arco di due anni, l’accoglienza di 1000 profughi muniti di visto umanitario e provenienti non soltanto dal Libano, ma anche dal Marocco e dall’Etiopia. Con il gruppo di 100 persone che viaggeranno da Beirut a Fiumicino su un regolare volo di linea – oggi ne atterreranno 40, domani altri 60 – il progetto pilota nato nell’ecumenismo italiano giunge così a metà percorso, in perfetto orario rispetto ai tempi prestabiliti. «Se guardiamo agli impegni presi siamo a metà strada – dichiara Simone Scotta, operatore del progetto Mediterranean Hope-Fcei in Libano – ma noi ci sentiamo addosso le energie del primo giorno, perché c’è ancora tanto, tantissimo lavoro da fare».

Quaranta dei nuovi arrivati verranno inseriti nel sistema di “accoglienza diffusa” che Fcei e Diaconia valdese (Csd) hanno predisposto su tutto il territorio nazionale: a Palermo si è messo a disposizione il Centro diaconale valdese “La Noce”, altre sistemazioni saranno allestite a Torino, Milano, Padova e Firenze dalla Csd. Come accaduto in precedenza, nonostante la comune nazionalità siriana il gruppo si presenta eterogeneo: dal punto di vista religioso (5 cristiani, 2 sciiti, 33 sunniti), generazionale e della provenienza geografica. Anche questa volta la maggioranza viene da Homs, una città rasa al suolo dalla guerra civile, ma non mancano persone fuggite in Libano da Aleppo, Hama e Damasco.

L’esperienza dei “corridoi umanitari” è stata al centro del seminario che l’ambasciatrice Cristina Ravaglia ha presieduto nell’ambito di “Farnesina Porte Aperte” VIII Giornata della Trasparenza” (28-30 novembre 2016), iniziativa quest’anno dedicata a “Dialoghi, culture e “Dialoghi, culture e Mediterraneo”. «Quella dei corridoi umanitari – ha dichiarato l’ambasciatrice, direttrice generale per gli italiani all’estero e le politiche migratorie del ministero Affari Esteri – è un’iniziativa che ha avvicinato istituzioni e società civile». Tra gli intervenuti della prima tavola rotonda, Stephane Jaquemet dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) ha espresso «profondo apprezzamento per un progetto che non è affatto ‘piccolo’, perché indica una strada strategica per la gestione di alcune quote dei flussi migratori». Gli ha fatto eco Federico Soda dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim) che ha premesso di temere un dibattito sempre più tossico attorno al tema delle migrazioni globali, «di fronte alle quali, invece, dobbiamo ripensare le tradizionali definizioni di rifugiati e migranti economici». «I corridoi umanitari – ha proseguito Soda – rappresentano una risposta applicabile su larga scala, in sinergia con i progetti di resettlement. Auspico quindi un rafforzamento della collaborazione tra l’Oim e i soggetti che gestiscono questo progetto». Alla tavola rotonda conclusiva sono intervenuti il prefetto Angelo Malandrino del Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione – che ha ricordato l’impegno diretto del suo ministero nella gestione del progetto e ha definito i corridoi umanitari «un contributo originale dell’Italia ai partner europei che dimostra come esistano vie d’ingresso sicure e sostenibili per i richiedenti asilo nell’area Schengen» –  Susanna Pietra, responsabile dell’ufficio Otto per mille della Tavola valdese, Daniela Pompei della Comunità di Sant’Egidio, e Paolo Naso, coordinatore del progetto Mediterranean Hope della Fcei. «E’ stato un seminario di grande importanza – ha dichiarato Naso – che se conferma, ancora una volta, l’interesse delle istituzioni e della società civile attorno ai corridoi umanitari, pone dall’altro lato serie premesse affinché da semplice buona pratica il nostro progetto pilota si configuri come strumento di gestione di più rilevanti flussi migratori, tanto in Italia quanto in Europa».

Il 24 novembre scorso, presso il Cnr di Roma, si era svolto un seminario sui corridoi umanitari rivolto ad alcuni esperti delle politiche migratorie: «Anche in quella sede – ha aggiunto Naso – abbiamo avuto un chiaro riscontro dell’interesse che i corridoi umanitari suscitano non soltanto come azione umanitaria, ma come modello d’intervento sul tema delle migrazioni globali. Sono risultati incoraggianti, che ci spronano a riproporre la nostra iniziativa in sede europea, rinnovando l’appello alle chiese sorelle perché non si limitino a sostenere il progetto ma promuovano iniziative di carattere politico per il loro sviluppo anche nei loro paesi».

Immagine di Nicola Pedrazzi