baobab

Fantasmi transitanti

Come vi abbiamo raccontato la settimana scorsa, sabato 19 novembre una trentina di persone ospitate in un centro umanitario temporaneo allestito a Roma sono state sgomberate. Il presidio era organizzato da Medici per i diritti umani e i volontari di Baobab Experience, attivi in città nonostante la chiusura dell’omonimo centro nel 2015. Le persone accolte sono migranti transitanti, che tentano di attraversare il nostro paese per raggiungere altri stati. La loro condizione ufficialmente non esiste, perché il regolamento di Dublino prevede che siano identificati e facciano le richieste di protezione nel paese dove arrivano. Oggi i migranti continuano a dormire in un parcheggio dietro la stazione Tiburtina, in attesa dell’allestimento di uno spazio apposito da parte del comune, come ipotizzato dall’assessora Baldassarre. Le temperature scendono e l’impossibilità di montare altre tende fa sì che il freddo cominci a preoccupare chi è costretto a dormire all’addiaccio. Una rete di associazioni di volontariato si occupa dell’accoglienza per restituire un po’ di dignità a questi fantasmi dimenticati. Andrea Costa, di Baobab Experience, ci ha raccontato cosa sta accadendo.

Di quante persone stiamo parlando?

«Circa 150 persone, migranti in transito, dei quali molti vengono da paesi che l’Italia riconosce come in crisi, come l’Eritrea, che dunque, secondo l’Onu, hanno diritto ad essere protetti. L’Italia non è l’ultima tappa del loro viaggio, perché spesso cercano il ricongiungimento familiare. Il migrante transitante, però, non è riconosciuto giuridicamente, il transito non è consentito per il trattato di Dublino, cosa che rende queste persone figure fantasma: nonostante questo vengono accolte in quasi tutto il mondo, ma Roma non è possibile se non in un piccolo presidio della Croce Rossa che ne accoglie circa una settantina. A questo vuoto istituzionale ha fatto fronte la cittadinanza attiva che ha cominciato ad aiutare i migranti transitanti, ben 60 mila dalla primavera del 2015 ad oggi».

Come ha risposto l’amministrazione romana, per ora?

«Non ha risposto bene, è in difficoltà. Il problema è che non si riconosce il carattere di emergenza umanitaria nell’aiuto a queste persone. Da quando è iniziata la crisi dei transitanti a Roma, abbiamo visto tre giunte ma nessuno è riuscito a dare una risposta. Quest’anno la situazione sarà più drammatica perché l’ondata di arrivi sulla nostra costa non sembra fermarsi con il cambio di stagione. L’anno scorso, infatti, in questo periodo si smaltivano le ultime persone che arrivavano, quest’anno continuano ad arrivare. Quello che chiediamo è una risposta politico-giuridica sulla libertà di movimento, per riconoscere a queste persone il diritto a transitare. Ci sembra ingiusto che il confine valga solo per qualcuno. Pochi giorni fa, un ragazzo di 17 anni che era stato nostro ospite è morto mentre provava a prendere un treno al Brennero».

Cosa succederà nei prossimi giorni, secondo lei?

«Avremo un incontro con l’assessora alle Politiche sociali Laura Baldassarre e ci auguriamo che in qualche modo ci sia un’autorizzazione a impiantare un campo nel parcheggio vicino a Tiburtina: nascosto perché così deve essere a Roma, dove la questione dei migranti è trattata come un problema di decoro urbano. Non siamo d’accordo ma abbiamo fatto questo ennesimo passo verso l’istituzione. Li speriamo di mettere in piedi un campo insieme a Medu, a Save the Children, a Amnesty, a Emergency, InterSos e Arci e altre associazioni per poter sistemare almeno delle tende riscaldate. A Roma la temperatura sta scendendo. Ogni volta che proviamo ad alzare una tenda veniamo sgomberati e ora i migranti dormono all’aperto. C’è qualcosa di profondamente ingiusto: queste persone non hanno nessuna colpa e vengono perseguitati come fossero criminali, come se il migrare in sé fosse già una colpa.

Come li aiutate?

«Con una rete fantastica di volontari tra cui studenti e studentesse forniamo loro tè caldo e pasti. Inoltre cerchiamo di non fargli buttare le giornate qui a Roma: dei team legali li aiutano a districarsi nella legislazione italiana ed europea. Poi con un presidio sanitario e un presidio psicologico, ma anche portandoli a fare visite guidate di Roma, a eventi a serate per far trovare loro una sorta di normalità dopo tutto ciò che hanno passato. Roma è visitata da 7 milioni di turisti l’anno ed è giusto che sia vista anche da loro».

In questo momento chiedete alla popolazione di rispondere all’emergenza freddo?

«Sì, attraverso Baobab Experience sul sito o su Facebook è possibile avere maggiori informazioni per aiutarci ad affrontare l’emergenza invernale. Noi siamo orgogliosamente volontari, non prendiamo un centesimo, soprattutto in una città come Roma dove lo scandalo Mafia Capitale ci ha portato a sentire banditi che tra loro dicevano che con i migranti ci si guadagna. Stiamo provando a dire che investire in accoglienza porta vantaggi alla sicurezza, contro ogni fondamentalismo e radicalismo. Ospitiamo musulmani, copti, ortodossi, cristiani senza distinzioni o problemi. Togliendo il terreno da sotto i piedi a chi soffia sul fuoco delle differenze, l’integrazione è possibile. L’Europa non è fatta solamente di muri».

Immagine: via Facebook Baobab Experience