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Le catacombe di San Gennaro, luogo d’incontro tra luterani e cattolici

Entro l’estate del prossimo anno in una delle cave adiacenti alle suggestive catacombe di San Gennaro a Napoli sarà realizzato uno spazio che vuole essere simbolo di accoglienza, apertura e dialogo tra le culture, le lingue e le religioni.

Il progetto, intitolato «Dia-Luoghi» e presentato ufficialmente a fine ottobre da don Antonio Loffredo, parroco della Basilica di S. Maria della Sanità e responsabile della gestione dei beni storico-artistici del rione, e dalla pastora Kirsten Thiele della Comunità evangelica luterana di Napoli, vedrà coinvolti circa una settantina di studenti del Dipartimento di architettura (DiArc) dell’Università di Napoli Federico II.

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Immagine: By Peppe Guida – Own work, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=45009276

Le catacombe di San Gennaro, le più vaste del sud Italia (circa 5600 metri quadrati scavati nel tufo della collina di Capodimonte e ospitano circa 2000 loculi e 500 arcosoli), sono ubicate sotto uno dei quartieri più popolosi e caratteristici di Napoli, il rione Sanità, e sono un pezzo importante della storia della città riscoperto in tempi recenti.

«A Napoli il dialogo tra cattolici e luterani riparte proprio dalle catacombe, spazio suggestivo e simbolico – spiega la pastora Kirsten Thiele –. Esse, infatti, essendo abitate dai cristiani prima delle divisioni religiose, rappresentano il luogo in cui l’unità del cristianesimo era visibile».

Inoltre, queste catacombe offrirono accoglienza ad alcuni esuli cristiani che, sfuggiti alle persecuzioni vandaliche in Africa, si rifugiarono a Napoli dopo la presa di Cartagine nel 439 d. C. «Oggi – prosegue la pastora – l’unità dei cristiani non è ancora del tutto realizzata, nonostante gli importanti passi compiuti recentemente tra cattolici e protestanti, si pensi all’importante incontro a Lund (Svezia) dove ha partecipato anche da Papa Francesco, o il convegno «Cattolici e protestanti a 500 anni dalla Riforma» che si è appena concluso a Trento. Ma abbiamo dinanzi a noi ancora della strada da fare, e noi a Napoli vogliamo proseguire il cammino ecumenico partendo proprio da questo luogo che parla di unità e di accoglienza».

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L’affresco della famiglia di Theotecnus con la moglie Ilaritas e la piccola Nonnosa

Il progetto Dia-Luoghi rientra tra le iniziative messe in campo dalla chiesa luterana di Napoli per commemorare i 500 anni della Riforma protestante. «A Napoli la Riforma ha avuto un percorso forte, quasi parallelo a quello in Germania, con Juan de Valdés che riuscì a coinvolgere nobili, contadini e cardinali – ricorda la pastora Thiele –. Napoli è un po’ la culla della Riforma in Italia. Del circolo letterario e religioso di Juan de Valdés a Chiaia facevano parte personalità come Giulia Gonzaga e Vittoria Colonna. È una bella sfida oggi ripensare che questo luogo diventi il centro di un dialogo di idee e scambio culturale grazie alla progettazione di giovani studenti napoletani che ridisegnano uno spazio così simbolico per la città».

Il legame delle catacombe con la Chiesa luterana partenopea, che conta attualmente circa 120 membri, è antico. Christian Friedrich Bellermann, pastore protestante a Napoli dal 1827 al 1835, trascorreva la maggior parte del suo tempo al Rione Sanità dove svolse ricerche approfondite e preziose sulle catacombe di Napoli. Un’amicizia antica che si è rinsaldata in questi ultimi anni attraverso la collaborazione fra la chiesa luterana di Napoli e la cooperativa sociale onlus «La Paranza», fondata nel 2006 da alcuni giovani della Sanità, che gestisce i siti delle catacombe di Napoli. Nel 2013 la suddetta collaborazione diede vita alla rassegna artistica «Paleocontemporanea», che coinvolse oltre 60 artisti in 4 location diverse della città (il Museo nazionale archeologico, la Pinacoteca di Capodimonte, l’Osservatorio astronomico, le Catacombe di San Gennaro), favorendo la contaminazione tra arte antica e moderna. La mostra, il cui tema fu «Elementi di trascendenza nell’arte dall’antico al presente», fu curata dal pastore Holger Milkau, allora decano della Chiesa evangelica luterana in Italia (Celi), e vide diversi giovani artisti impegnati a progettare opere d’arte.