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Il portafoglio di Abbas e il Sacro Sepolcro

Il Presidente palestinese Mahmud Abbas (Abu Mazen) ha offerto a titolo personale una somma di denaro per sostenere i lavori di restauro del Santo Sepolcro. La notizia è stata diffusa a margine della visita avvenuta lo scorso 17 ottobre tra il presidente Abbas e alcuni rappresentanti delle Chiese che amministrano il Santo Sepolcro.

Un team dell’Università tecnica nazionale di Atene sta conducendo i lavori, protagonista in passato di noti restauri, come quello della Basilica di Santa Sofia a Istanbul. Il budget attuale a disposizione è di quasi 4 milioni di dollari ed è finanziato in buona parte dal re di Giordania, Abdullah II.

I custodi del luogo, sede fra l’altro del patriarcato ortodosso di Gerusalemme, hanno scelto un restauro conservativo, ossia l’edificio verrà smontato e poi ricostruito, identico, a seguito delle dovute opere di consolidamento e sicurezza. Tutte le lastre di marmo che potranno esser salvate saranno ripulite, mentre quelle danneggiate o troppo fragili saranno rimpiazzate.

Parte dei lavori di restauro competono finanziariamente alle tre principali confessioni cristiane e presenti nel sito: ortodossa, cattolica e apostolica armena; a cui si aggiungeranno partecipazioni private e di enti pubblici quali il governo greco o il Wmf, il Fondo mondiale per i monumenti.

«La Basilica del Santo Sepolcro», ha ricordato il presidente palestinese Abbas: «è un simbolo nazionale e religioso per il popolo palestinese. Abbiamo il dovere di prendercene cura, di proteggerlo e di contribuire al suo restauro. Per questo motivo giungerà il mio contributo personale al restauro».

La Custodia francescana di Terrasanta, attraverso i suoi canali ufficiali, fornisce periodici aggiornamenti sull’avanzamento dei lavori: le analisi sulle condizioni del Santo Sepolcro sono state svolte nella massima discrezione in questi mesi da parte di un gruppo di scienziati greci con la supervisione delle Chiese della Terra santa, custodi dei luoghi sacri.

I lavori dovrebbero durare altri sette mesi, comprendendo quindi anche le festività natalizie con presumibili disagi dati gli alti afflussi che sempre caratterizzano quel periodo dell’anno.

Per la prima volta, solo pochi giorni fa, in quasi 500 anni gli scienziati hanno potuto aprire la tomba in cui si ritiene sia stato sepolto Gesù, subito dopo la crocifissione.

L’ultima apertura nota risaliva al 1555, da allora una pesante lastra di marmo chiudeva il tutto, ed è stata rimossa scoprendo uno strato di «riempimento» di macerie e una superficie di pietra grigia, di natura sconosciuta, che è stata immediatamente sottoposta a test scientifici.

Immagine: wikimedia commons