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Concluso il III incontro mondiale dei Movimenti Popolari

Il 5 novembre scorso si è Concluso il III incontro mondiale dei Movimenti Popolari, organizzato dalla pontificia commissione pace e giustizia. La Glam era lì, come firmataria della Carta di Genova, che unisce pensatori e movimenti, laici e religiosi per chiedere l’abolizione del debito illegittimo, debito che nasce da lontano e che a partire dalla fine del primo decennio degli anni 2000, serve i frutti di tanta ingiustizia; la forbice aperta tra il sud ed il nord del mondo ha dimensioni non rimarginabili.

Dalla Carta di Genova è uscito un documento, presentato al papa per l’occasione.

Questo incontro, particolare nella sua dimensione, è vetrina mondiale dove per più giorni trovano espressione quei movimenti dal basso purtroppo soffocati dall’arroganza dei potenti. La sensazione che siano protagonisti non solo per la circostanza ma anche nei giorni a venire è avvertita pienamente: ci si parla, ci si conosce, si scambiano informazioni, si confrontano esperienze. Su questi “piccoli della terra”, si accendono i riflettori si sintonizzano i canali, si chiamano le autorità politiche, scientifiche, religiose all’ascolto e gli osservatori della cosiddetta società civile a ragionare in merito alle questioni sollevate.

«Quando ti elevi al livello dell’amore, della sua grande bellezza e potere, l’unica cosa che cerchi di sconfiggere sono i sistemi maligni……», con le parole del pastore battista Martin Luther King, Bergoglio conclude l’incontro, accogliendo a nome di tutti la speranza che viene da queste voci che alte, chiare e decise si elevano per essere ascoltate.

Video, canti ma soprattutto indimenticabili le testimonianze e le richieste di aiuto. Non un aiuto pietoso ma quello che chiama all’unità, a formare insieme, tutti, un esercito di cuori che si elevi a livello dell’amore e riesca a comprendere quali sono i sistemi maligni da sconfiggere. Dalla fragilità del povero esce dirompente la forza inarrestabile degli uomini e delle donne che Gesù ha predicato. Sono lì tangibili, davanti ai nostri occhi, nei loro vestiti più belli, con il sorriso di chi crede nella giustizia, quella di Dio. Sono lì perchè le autorità e gli osservatori si adoperino subito a diffondere, a sostenere. È un monito che fa paura: fermiamo il sistema maligno! Solo consapevoli e con una coscienza limpida possiamo capire l’importanza del progetto delle tre T: Tierra, techo e trabajo. La terra, la casa il lavoro.

E’ un grido di dolore quello che si leva contro il mercimonio della terra che porta alla morte. La terra non è merce nè proprietà. La terra è fatta per produrre e soddisfare i suoi abitanti. È il ventre materno in cui siamo stati posti, ventre per tutti, il cui latte e miele non conosce razze, culture, religioni, è per tutti. Fermiamo il land grabbing, promuoviamo il protagonismo dei lavoratori di tutto il mondo che si battono per la terra, la casa, il lavoro. Così chiede Joao Pedro Stedile del Movimento senza Terra/Via Campesina e la sua voce intercetta quella di Confagricoltura che ci ricorda che la terra ha bisogno del nostro amore e della nostra cura, come quando Dio ci ha chiesto di esserne custodi. Il contadino ama la terra e per questo fa suonare forte il campanello d‘allarme verso quell’industria agroalimentare che l’ha trasformata in un mercato dalla cui mensa molti sono esclusi. Ricominciare daccapo ridando la terra in mano agli ultimi, portando l’esempio dei detenuti campani, impiegati nel lavoro agricolo e nel far crescere frutti che tutti potranno mangiare. Anche il tema della casa vede l’Italia protagonista con una testimonianza. Non è lo sdegno di chi implora di togliere le persone dalle case di cartone ma è la vittoria in questo caso di una sfollata di Scampia, che sfuggita indenne al vuoto di civiltà , rivive oggi il suo quartiere con l’orgoglio dell’onesto che l’ha avuta vinta sul male. Le vele accasciate dall’onda della loro stessa violenza hanno lasciato il posto ad abitazioni gradevoli e all’università e una gioia incontenibile sgorga dal viso della ragazza. L’argomento lavoro squarcia le coscienze degli osservatori con la testimonianza della cartonera argentina Mónica Crespo sui reciclatori, quei lavoratori che rimettono in uso gli scarti, i rifiuti che una società freneticamente proiettata al cassonetto, getta a volte nel pieno del loro utilizzo e funzionamento ma che non vuole vedere si raccolgano, perchè quell’immagine fa senso. La rappresentante chiede dignità, chiede tutela per le famiglie, assicurazioni per i lavoratori, chiede un salario minimo, perchè loro, i reciclatori non sono uno scarto. La sua persona ricorda l’essere umano, creato dal fango della terra amorevolmente impastata dalle mani di Dio. Nessun uomo creato da tanto amore può essere mai considerato uno scarto.

La cornice di queste testomonianze ha spesso i contorni degli esuli, più volte è stata citata la causa curda e immancabile come possiamo ben comprendere il riferimento alla migrazione, con lo scandalo citato da Francesco, «banche salvate piuttosto che i migranti». Il popolo uscito dalla sala Nervi, occupata da 3600 persone e 200 delegati di 70 paesi, è quello che non smetterà di muovere le coscienze ricordando quotidianamente che è arrivato il tempo in cui i poveri si sono presi la parola e ci stanno dettando i termini per sconfiggere il sistema del male: amore, accoglienza, solidarietà.

Immagine: via flickr.com