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Musulmani e cristiani: dal confronto alla fratellanza

Si svolge il 27 ottobre la “XV giornata ecumenica del dialogo cristiano-islamico” intitolata nella sua edizione 2016 “Misericordia, diritti: presupposti per un dialogo costruttivo”. Non si tratta dell’unica giornata di incontro tra religioni diverse, ma rappresenta un punto di riferimento fondamentale nel panorama del dialogo italiano: «Un momento importante per oggi ma anche determinante per il futuro» dice Abdelhafid Kheit, Imam di Catania, presidente Comunità islamica di Sicilia e membro del consiglio dell’Unione delle Comunità Islamiche d’Italia – la giornata rappresenta un momento per condividere, tra confessioni religiose diverse, i valori della pace, della misericordia e della fratellanza umana». Di fronte alla violenza del terrorismo e all’intolleranza nei confronti del diverso, in Italia e in Europa, momenti di ascolto e condivisione solo l’unica strada.

A che punto siamo nel dialogo tra le diverse religioni in Italia, secondo lei?

«Il percorso è lungo e complesso, ma siamo fiduciosi in un futuro migliore. La nostra forza è quella della fede, e questo vale per tutte le confessioni religiose, che credono nel dialogo e nella convivenza, oltre che nei valori della libertà e nella giustizia».

Quando l’identità è basata sulla propria fede è più difficile mettersi in dialogo?

«Il nostro dialogo non è teologico, è soprattutto tra esseri umani, tra culture diverse che possono convivere. Quando c’è rispetto reciproco e conoscenza dell’altro non è difficile dialogare: tante barriere e pregiudizi cadono».

L’ultimo anno è stato difficile per il rispetto della differenza, non solo in Italia. Siamo usciti dal momento di tensione religiosa, secondo lei?

«In Italia credo l’abbiamo superata anche se ci sono sempre dei casi isolati con situazioni diverse: l’andamento generale del percorso è positivo, una buona parte ha capito l’importanza del confronto e della conoscenza, uniti nella nostra diversità. La paura del diverso c’è sempre, ma si può andare oltre. Abbiamo di fronte il problema complesso del terrorismo e della violenza: dobbiamo essere tutti uniti contro il male».

Come si va oltre alla paura del diverso?

«Con l’apertura, non necessariamente su tutto: ma molti punti sono in comune. Dobbiamo arricchire quello che ci unisce e allontanare quello che ci divide. Con questo possiamo avvicinarci: i rapporti umani sono più importanti ed efficaci del credo di ognuno di noi. Gli uomini si incontrano su valori importanti nella loro quotidianità, ed è molto di più quello che ci unisce rispetto a ciò che ci divide».

Immagine: via istockphoto.com